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Lo sport degli Indiani d’America sbarca in Bocconi

IN CANADA è LA DISCIPLINA PIù AMATA DOPO L’HOCKEY, IN ITALIA DEVE ANCORA DECOLLARE. E’ IL LACROSSE, LO SPORT CHE UNO STUDENTE VUOLE INTRODURRE NEL BOCCONI SPORT TEAM

E’ un gioco veloce, dinamico, con grande contatto fisico. E anche poco conosciuto, almeno in Italia. Si tratta del lacrosse, una sorta di progenitore dell’hockey su ghiaccio, diffuso soprattutto in Canada, Stati Uniti, Australia, Gran Bretagna, Giappone e, in un prossimo futuro, forse anche in… Bocconi. Federico Galperti, studente del corso di laurea specialistica in marketing management, ha infatti lanciato l’ambiziosa sfida: formare una squadra in Università in grado di disputare, in breve tempo, il campionato italiano sotto le insegne del Bocconi sport team. Per ora hanno dimostrato interesse circa 25 studenti, numero più che sufficiente ma che si vuole incrementare. Ma come si arriva a interessarsi di uno sport così poco conosciuto?
“Ho praticato e pratico tuttora diversi sport”, dice Federico, “dal calcio al golf, ma soprattutto, durante gli anni del collegio in Svizzera, l’hockey su ghiaccio”. Poi, una volta arrivato alla Durham university di Londra per il corso di laurea triennale, i primi contatti con il lacrosse. “In Inghilterra era complicato continuare con l’hockey, che non è molto diffuso. Mi sono quindi avvicinato al lacrosse e sono entrato nella squadra universitaria, composta da studenti provenienti da ogni parte del mondo”.

Il lacrosse è uno sport di origine antichissima, inventato dai nativi americani che conservano tuttora il diritto di partecipare ai Campionati mondiali con una propria nazionale, e poi disciplinato successivamente dopo il contatto con gli europei.
In campo si affrontano due squadre di 10 giocatori ciascuna e l’obiettivo consiste nell'infilare la palla, con una specie di racchetta triangolare munita di tele all’estremità, nella porta avversaria, simile a quella dell'hockey su ghiaccio, alta 1,8 m e larga 1,8 m. La palla pesa circa 150 g, con circonferenza di circa 20 cm. La squadra che segna più gol nei 60 minuti di gioco regolamentari vince.
Il primo problema, spiega Federico, è dato dall’attrezzatura, che in Italia non viene normalmente venduta: “Per procurarsi mazze, palline e porte si deve necessariamente procedere online, con qualche negozio estero, per il casco può andare bene anche uno da hockey, mentre per quanto riguarda le protezioni, indispensabili sono quelle a gomiti e spalle, mentre per le altre parti del corpo è a discrezione di ogni giocatore”. Il tutto, a conti fatti, porta il costo di un’attrezzatura media intorno ai 250 euro, una cifra non certo proibitiva. Il campo può essere d’erba naturale o sintetica, le scarpe quelle comunemente usate per il calcio. Il problema, ora, è quello di fare la squadra. “I miei colleghi di università che hanno aderito sono tutti neofiti, dovrò insegnare loro ogni cosa, e sperare che si appassionino”, dice ancora Federico, “bisogna anche aggiungere che il lacrosse non è uno sport ‘misto’, l’attività di uomini e donne è rigorosamente distinta e la versione femminile ha anche regole diverse”.

Chi non ha paura dei contatti, e anzi è attratto proprio da questi, è Francesco D’Acunzo, 19 anni, iscritto al Cleam, uno dei primi ad aderire alla nuova squadra:
“Ho praticato la boxe e diverse arti marziali”, spiega, “oltre allo snowboard a livello agonistico. Del lacrosse conoscevo solo qualche filmato visto su internet, poi ho approfondito la conoscenza del gioco e delle regole. Una cosa che mi attira è la possibilità di cimentarmi in uno sport nuovo qui in Italia”.
Una volta formata la squadra, vi è anche il problema di… reperire gli avversari. “In Italia l’attività si svolge soprattutto a Roma e Perugia, recentemente però è nata una squadra anche a Merate. Non ho notizie di attività universitaria”, dice Matteo, “per questo, se la squadra verrà costituita, l’ambizione è quella di iscriversi subito al campionato nazionale”.
 
Chi fosse interessato può scrivere a: bocconisporteam@unibocconi.it


di Davide Ripamonti

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