OUTLOOK 2023
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OUTLOOK 2023

DIECI INTERVENTI PER GUARDARE ALLE SFIDE DEL NUOVO ANNO. SETTIMO CAPITOLO: LA PARITA' DI GENERE. L'EUROPA HA ADOTTATO UNA STRATEGIA 2020/25, PER CHIEDERE AGLI STATI MEMBRI STANDARD MINIMI, MA LA PARITA' DI GENERE E' CONSIDERATA STRATEGICA ANCHE PER I PIANI NAZIONALI DI RIPRESA. IL 2023 DOVRA' SARA' DECISIVO PER IMPRIMERE NUOVO SLANCIO

di Paola Profeta, professoressa di public economics, prorettrice per la Diversita', l'inclusione e la sostenibilita'

Il ruolo delle donne nella società e nell’economia rappresenta la più grande trasformazione dell’ultimo secolo: nella maggior parte dei paesi europei, le donne hanno superato gli uomini per tasso di laureati, il tasso di occupazione femminile è aumentato, le donne si sono affermate sempre più spesso in ambiti tradizionalmente occupati solo da uomini.

Tuttavia ancora oggi nessun paese al mondo ha raggiunto la parità di genere. Secondo il World Economic Forum, ci vorranno ancora 132 anni prima di raggiungere la parità. I paesi più avanzati (Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia) hanno chiuso un po’ più dell’80% del divario. Considerando quattro dimensioni, economia, istruzione, salute e politica, il World Economic Forum stima che nel mondo si è chiuso il 95,8% del divario in salute, il 94,4% del divario in istruzione, il 60,3% del divario in opportunità e partecipazioni economica e solo il 22% del divario in politica e rappresentanza. In questa classifica globale, che copre 146 Paesi, l’Italia si posiziona al 63esimo posto e, se restringiamo l’attenzione alla sola componente economica, scede in posizione 110.

La partecipazione delle donne alla vita economica emerge come la dimensione più critica per il nostro Paese. Il dato più critico che caratterizza l’Italia è il basso tasso di occupazione femminile. Da almeno un decennio esso è rimasto stabile su valori inferiori al 50%, precipitando al 33% nel Sud del Paese. Con questo valore, l’Italia si colloca agli ultimi posti in Europa, seguita solo da Grecia e Malta.

La pandemia ha aggravato un quadro già critico e ha esacerbato i divari pre-esistenti, ponendo a rischio i progressi raggiunti. Si è parlato di “She-cession” per indicare la recessione al femminile collegata alla pandemia. A differenza delle crisi precedenti, come quella finanziaria del 2007, che hanno colpito settori dominati dal lavoro maschile (industria, finanza, manifattura), la pandemia ha colpito settori come i servizi dove molte donne sono occupate. I paesi europei hanno reagito alla pandemia con interventi di policy consistenti. La ripresa degli indicatori è evidente, ma i ritardi pre-esistenti restano ancora da colmare.

Cosa ci aspettiamo dal 2023?

Nel 2020, appena prima dell’inizio della pandemia, l’Europa ha approvato la strategia di parità di genere 2020-2025, con la quale si richiede ai paesi membri di stabilire e mantenere standard minimi per la parità di uomini e donne in tutti i campi della vita. Le difficoltà della pandemia hanno rallentato il processo di attuazione. Il nuovo anno sarà decisivo per rimettere in moto la strategia.

In modo simile, i piani nazionali di ripresa identificano la parità di genere come strategica. In Italia la parità di genere è un obiettivo trasversale e centrale del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Come tale, deve essere considerata in tutte le riforme da attuarsi per la ripresa. La recente strategia nazionale per la parità di genere 2021-26 approvata in Italia richiama gli obiettivi fondamentali per i prossimi anni: lavoro, reddito, competenze, tempo e potere. Gli obiettivi sono aumentare il tasso di occupazione femminile (soprattutto al Sud), ridurre le differenze retributive di genere, promuovere la presenza delle donne nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica), favorire il bilanciamento tra vita lavorativa e personale, monitorare e promuovere il bilanciamento di genere nelle posizioni di leadership, attraverso nuovi strumenti come la certificazione di genere richiesta alle imprese. A questi si unisce il ruolo delle politiche familiari, avviate con il family act, e lo sviluppo di un sistema di welfare inclusivo con potenziamento degli asili nido.

L’anno 2022 si sta chiudendo con un passaggio storico in tema di leadership, ovvero l’approvazione della direttiva europea sulle quote di genere per i consigli di amministrazione delle società quotate, dopo un iter lunghissimo iniziato dieci anni fa. L’Italia, per una volta, ha fatto da esempio e da apripista, avendo già da anni una legge sulle quote di genere nei consigli di amministrazione e collegi sindacali delle società quotate e delle società a controllo pubblico (legge 120/2011, detta “Golfo-Mosca”), che si è dimostrata efficace nell’aumentare la presenza femminile negli organi decisionali (dal 7% all’attuale 40%), producendo anche effetti positivi sulla selezione e sui mercati (si veda Ferrari, Ferraro, Profeta, Pronzato, 2022).

È difficile prevedere come le strategie nazionali ed europee si attueranno nel corso del prossimo anno, in un contesto economico instabile e in presenza di grandi cambiamenti politici, come quello che caratterizza l’Italia. Dati i ritardi accumulati e l’importanza che essa ricopre per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile, è auspicabile che la parità di genere resti in cima all’agenda decisionale e alle politiche pubbliche dei nostri governi.

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