OUTLOOK 2023
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DIECI INTERVENTI PER GUARDARE ALLE SFIDE DEL NUOVO ANNO. SESTO CAPITOLO: L'ENERGIA. LE QUOTAZIONI DEL GAS DEL MERCATO OLANDESE TTF HANNO DIMOSTRATO DI OBBEDIRE AI FONDAMENTALI PIU' CHE AGLI SPECULATORI E IL PREZZO E' CALATO IN REAZIONE A UNA CONTRAZIONE DELLA DOMANDA, GUIDATA DAL RIEMPIMENTO DEGLI STOCCAGGI, DA UN CLIMA MITE E DA UN RALLENTAMENTO DELLA DOMANDA FINALE. NEL PROSSIMO FUTURO BISOGNERA' GUARDARE QUINDI ALLE DINAMICHE DI DOMANDA E OFFERTA

di Michele Polo, professore di economia, Eni Chair in Energy Markets

L’aumento esorbitante dei prezzi dell’elettricità e del gas verificatosi nell’ultimo anno ha portato un tema solitamente riservato agli specialisti al centro della preoccupazione di famiglie e imprese e del dibattito politico in tutti i paesi europei.

L’aumento del prezzo del gas è iniziato nell’estate del 2021, trascinato dalla crescita della domanda asiatica, prima a risvegliarsi dalla recessione provocata dalla pandemia. In quei mesi dell’autunno 2021 non si identificava con il dovuto allarme ancora una seconda componente, legata a un contenimento delle esportazioni dalla Russia verso l’Europa.

L’effetto di contagio dal prezzo del gas a quello dell’elettricità si avvertiva già in quella fase nelle bollette degli italiani e portava ai primi provvedimenti del governo Draghi per contenere l’impatto sulle famiglie e le industrie più esposte. Questi primi segnali si sono poi intensificati con l’invasione russa dell’Ucraina, le sanzioni europee e l’inasprirsi delle tensioni a livello mondiale. Il gas sui mercati Europei ha visto in alcune fasi il suo prezzo decuplicarsi rispetto alla primavera del 2021, con un picco di oltre 300€ per MWh lo scorso settembre, ed è divenuto lo strumento principale delle contro-sanzioni orchestrate da Putin, con una progressiva riduzione delle forniture, la manipolazione del mercato spot TTF dove si forma il prezzo giornaliero del gas, le minacce di una interruzione delle forniture.
Se questa è storia recente che tutti abbiamo vissuto, val la pena di chiedersi quali siano gli elementi di fondo che l’hanno guidata e quali prospettive possiamo immaginare per il futuro. Il punto di partenza sta nella forte dipendenza dell’Europa dalle importazioni russe, 150 miliardi di mc all’anno, con oltre 50 verso la Germania e circa 30 in Italia. La costruzione di infrastrutture internazionali di trasporto e la firma di contratti pluriennali con obblighi reciproci tra venditori e acquirenti hanno rappresentato sin dalla Guerra Fredda un canale di relazioni e interdipendenza tra Europa e Russia, la quale ha sempre garantito stabilità e sicurezza degli approvvigionamenti anche nelle fasi di maggior tensione tra blocco occidentale e blocco sovietico.

Il brusco risveglio con l’invasione dell’Ucraina ci ha fatto comprendere come un fatto sino ad allora inimmaginabile, la scelta di una rottura globale delle relazioni tra Russia e paesi occidentali, trasformava una soluzione che rafforzava i legami economici tra queste due sfere in una leva che, almeno nel breve periodo, poneva l’Europa sotto ricatto indebolendone la capacità di reazione all’aggressione della Russia all’Ucraina.

L’aumento del prezzo del gas ha seguito due strade parallele. Da un lato, già nella seconda metà del 2021 il mercato Europeo si è ritrovato in una situazione di eccesso di domanda, con le economie che rimbalzavano dalla caduta del Covid con tassi di crescita importanti, assieme a una contrazione progressiva delle forniture dalla Russia. Questo fattore, ben più che una fantomatica speculazione, spiega i forti e progressivi rialzi registrati sui mercati spot dove le partite di gas vengono scambiate, come il TTF olandese. Questi mercati, nati con la liberalizzazione per facilitare la gestione e il bilanciamento dei portafogli dei molti operatori sorti negli ultimi quindici anni, trattano tuttavia una quota minoritaria delle forniture, in gran parte affidate ancora oggi a contratti pluriennali per le forniture via gasdotto. Ma proprio perché i mercati spot sono relativamente meno liquidi, sono facilmente soggetti a manipolazione di quanti, ad esempio restringendo le offerte o prefigurando una interruzione delle forniture, possono far lievitare il prezzo. La crescente tendenza a indicizzare i contratti di lungo periodo al prezzo dei mercati spot ha poi fatto si che i picchi di prezzo del TTF si trasferissero anche ai prezzi dei contratti via gasdotto.

I governi europei, e quello italiano tra i più decisi, hanno avvertito subito la necessità di un intervento incisivo e coordinato. Che tuttavia, nella sua articolazione, ha dovuto tenere conto di molti vincoli che nel breve periodo non si possono aggirare. L’idea di un price cap applicato agli acquisti di gas dalla Russia è apparsa a molti come la più ardua da realizzare, per la situazione di belligeranza di fatto che oppone gli acquirenti, l’Unione Europea, ai venditori, la Russia, e che rende implausibile la sottoscrizione di un accordo per ridurre il prezzo. Misure temporanee che contengano i picchi di breve periodo nei mercati spot sono state invece recentemente approvate ma hanno una portata più limitata. Nell’impossibilità di contenere direttamente i prezzi delle importazioni russe le strade percorse sono state quelle di una parziale sostituzione delle forniture aumentando quelle da altri paesi. Con tutte le asimmetrie che questa soluzione comporta, tra paesi, come l’Italia, relativamente diversificati (importando da Algeria, Libia, Azerbaijan, rigassificatori) e paesi fortemente dipendenti dalle importazioni russe, come la Germania. Una seconda strada è stata quella di creare un cuneo tra l’alto costo della materia prima e le tariffe che gli utenti finali, famiglie e imprese, sopportano, utilizzando in varie forme i sussidi pubblici. Anche in questo caso si sono manifestate forti asimmetrie tra paesi con bilanci pubblici in grado di finanziare robusti sostegni e paesi dove i vincoli di bilancio impongono un contenimento di queste misure. Asimmetrie che si tramutano direttamente, quando vengono sussidiati i costi dell’energia delle imprese, in potenziali distorsioni del mercato interno e in aiuti di Stato. Da ultimo, sono stati previsti schemi di razionamento della domanda per famiglie e imprese, una materia di assoluta novità che lascia immaginare non banali problemi di implementazione.

Infine, la trasmissione dell’alto prezzo del gas in aumenti dell’energia elettrica, fonte di un’ulteriore spinta inflazionistica generalizzata, è stata affrontata con misure diverse tra i paesi europei, attraverso tassazione degli extra-profitti delle rinnovabili per finanziare i sussidi agli utenti finali (Italia) o sussidi all’acquisto della materia prima per le centrali elettriche a gas (Spagna e Portogallo).

Cosa possiamo allora attenderci nei prossimi mesi? Le quotazioni del mercato olandese TTF hanno dimostrato di obbedire ai fondamentali più che a fantomatici speculatori, e il prezzo è calato, oggi attorno ai 100 euro per MWh, in reazione ad una contrazione della domanda, guidata dalla conclusione del riempimento degli stoccaggi, da un clima mite e da un rallentamento della domanda finale. Alle dinamiche di fondo di domanda e offerta di gas occorrerà quindi guardare per il prossimo futuro.

La progressiva sostituzione delle forniture russe con altre fonti, sempreché non intervengano brusche interruzioni da parte di Gazprom, comporterà comunque il passaggio da una fonte storicamente stabile e a basso costo come quella russa ad approvvigionamenti da paesi che riceveranno molte richieste, e a fonti, come il trasporto via nave, strutturalmente più costose. Vale a dire, è ragionevole supporre che il gas e l’elettricità rimarranno per un tempo non breve a livelli più elevati rispetto agli anni scorsi.  Il perdurare di un elevato costo dell’energia promuoverà nel medio periodo una razionalizzazione degli utilizzi e una riduzione della domanda. Così come l’alto costo della produzione di energia da fonti fossili creerà le condizioni per una accelerazione della transizione energetica verso le fonti rinnovabili.

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