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NON ESISTE UN MODELLO DI GOVERNANCE IN ASSOLUTO MIGLIORE, MA ESISTE QUELLO CHE E' MEGLIO PER L'AZIENDA IN BASE AL MOMENTO E AGLI OBIETTIVI. NE DISCUTE ENRICO MARIA BIGNAMI, ALUMNUS E SINDACO EFFETTIVO DI ENI

La crisi socio-sanitaria prima, l’instabilità economica e geopolitica internazionale adesso non hanno insegnato alle imprese solo come riorganizzarsi in casi di emergenza ma, soprattutto, hanno spinto i vertici aziendali a cercare all’esterno le nuove conoscenze di cui hanno bisogno. Esperti digitali, di logistica, di commercio globale, specialisti dei mercati di approvvigionamento sono solo alcuni esempi delle figure professionali che possono risultare necessarie. In aggiunta il problema è che, spesso, “queste competenze non sono presenti nei board. Vanno ricercate altrove. È l’occasione perché il cda inizi ad aprirsi all’esterno o rafforzi questa sua proiezione. Del resto, eventi che turbano significativamente i mercati sono sempre più frequenti”, dichiara Enrico Maria Bignami, presidente del comitato esecutivo di Bignami Associati, studio di consulenza aziendale, societaria, tributaria e di governance, nonché sindaco effettivo di Eni. “Chi è a capo dell’azienda deve avere a supporto un valido team di consiglieri sui diversi temi di maggior interesse per la società, specialmente nelle aziende italiane non quotate”, sottolinea Bignami. “La scelta dello stesso ceo deve rispondere alla richiesta di competenze specifiche. In Europa, tra Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia, circa l’84% delle imprese sono familiari ma, negli altri paesi, è inferiore al 50% dei casi la scelta del ceo tra i membri della famiglia proprietaria. Nella Penisola, invece, quest’ultimo dato è, anch’esso, intorno all’84%”.

Sta dicendo che l’Italia non brilla per apertura delle sue imprese familiari?
L’Italia è certamente uno dei paesi più avanzati in materia di corporate governance. All’estero, poi, non sono tanto più reattivi al cambiamento. In entrambi i casi, però, dico che essere l’azionista di maggioranza e guidare una società sono due elementi che non devono per forza coincidere. Inoltre, a prescindere dal ceo prescelto, gestire un’impresa è un mestiere a cui bisogna essere preparati; esistono, per esempio, professionisti, come i chief risk manager, a cui affidare il lavoro sistematico di monitoraggio dei rischi interni ed esterni.

Qual è il modello di corporate governance oggi prevalente in Italia?
Resta quello che vede l’adozione del modello tradizionale di amministrazione, con l’azionista di maggioranza che ricopre anche la carica di a.d. nel cda, affiancato da un collegio sindacale a controllo dell’operato complessivo. E, se si mantiene il ruolo della famiglia ma cresce in parallelo il peso del management esterno, allora si giunge a un equilibrio ottimale. Più in generale, comunque, bisogna ribadire che non esiste un modello di corporate governance migliore. Come la scelta dell’organizzazione aziendale che, a sua volta, varia in funzione degli obiettivi aziendali da perseguire.
 
Qual è un consiglio operativo per evolvere?
Imparare anche dai mancati errori. Nella gestione del rischio, si definisce “near miss” (evitato per poco, ndr) quella situazione in cui si è quasi arrivati a dover affrontare un problema o le sue conseguenze. Anche se poi entrambi non si sono verificati, è utile salvaguardarsi da ulteriori simili pericoli e dal loro costo economico. Peraltro, oggi, le ripercussioni di un problema possono toccare, in misura importante, anche l’immagine stessa della società. Basta pensare a un eventuale danno ambientale causato dall’azienda, proprio adesso che la consapevolezza ecologica del mercato si sta rafforzando.
 

Biografia
Enrico Maria Bignami è presidente del comitato esecutivo di Bignami Associati, studio di consulenza aziendale, societaria, tributaria e di governance, nonché sindaco effettivo di Eni. Si è laureato in Economia aziendale presso l’Università Bocconi e, oggi, è leader Topic governance degli Alumni Bocconi. Durante i suoi studi universitari, ha imparato in particolar modo che “bisogna privilegiare impegno e concentrazione, coltivare capacità di ascolto, di problem solving e di sintesi, ma anche sapersi divertire. È stato un periodo di grande crescita, fantastico e irripetibile”, dice Bignami.

di Camillo Papini

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