Donne manager in viaggio/ Ilaria Bertizzolo: i trucchi del mestiere? Trolley e FaceTime
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Donne manager in viaggio/ Ilaria Bertizzolo: i trucchi del mestiere? Trolley e FaceTime

HEAD OF CORPORATE COVERAGE AND COUNTRY HEAD ITALY PRESSO NATWEST, L'ALUMNA RACCONTA COME SALVARE LAVORO ALL'ESTERO E FAMIGLIA

Viviamo in un’epoca in cui ci si può svegliare a Milano, arrivare in ufficio per le 9 a Londra e ancora riuscire a cenare a casa propria. Non so se sia una pratica particolarmente civile o fortunata, ma si può fare, e molte di noi sono riuscite a sviluppare doti funamboliche riuscendo (quasi) a quadrare il cerchio: lezioni di yoga a notte fonda, ponti radio con il pediatra, pomodori cliccati grazie ad un ritardo nell’imbarco, regali di compleanno per parenti e amici di sospetta matrice duty free. Il mio trucco è banale: un caricatore, un adattatore, un beauty con mini boccette strategiche e un Kindle sono sempre nello stesso trolley dalle ortodosse dimensioni cabin: il tempo stimato per completare il bagaglio compete con le app più efficienti nella ricerca del taxi. Il nero regna sovrano nel guardaroba, il rischio di perdersi con gli abbinamenti è ridotto a zero. Le ballerine che non suonano al controllo di sicurezza prendono poco posto in borsa, e scendere dai tacchi scendendo dalla macchina è un movimento fluido perfezionato con anni di allenamento.
La parte difficile della storia è come conciliare i tempi del pendolarismo aereo con la famiglia. E non si tratta solo del foglio excel con le baby sitter, ma dei figli che crescono, i partner che reclamano, i genitori acciaccati. Anche qui, se esiste una ricetta scontata, probabilmente è perché in fondo funziona. Si chiama tempo di qualità. Impone molta disciplina e un po’ di sano spirito di osservazione: le esigenze di una famiglia sono obiettivi in movimento, le priorità vanno aggiornate più spesso dell’iPhone.

Ma garantirsi quelle due ore tra la cena e la buonanotte in cui mettersi in pari con la giornata degli altri, è fondamentale. Anche a costo di tirare un po’ più tardi del previsto collegandosi dal laptop quando scende il silenzio.
Il mio lavoro insegna ad ascoltare, e ne ho fatto la regola a casa: il prezzo delle assenze lunghe è il timore di non esserci quando serve. Whatsapp e FaceTime vanno benissimo anche per controllare quell’equazione che non torna, o per interventi di emergenza sulle crisi adolescenziali. Ma il tempo non basta mai, quindi meglio imparare a proteggere (e proteggerci) dicendo qualche fermo no a colleghi, capi e sirene che cantano di successi troppo costosi se misurati sulla linea della vita. 
In fila per il controllo passaporti di London City ho sentito spavaldi manager milanesi dichiarare «dormo meglio in aereo che nel mio letto». Pure io perdo conoscenza appena allacciata la cintura di sicurezza, ma in fondo una parte di me resta in dubbio: quale intervento a cuore aperto, quanti brevetti di vaccini salvavita o quali tavoli per la pace nel mondo giustificano questo accanimento nel rinunciare a ritmi sereni? Poi riparte l’adrenalina della giornata, e capisco di star vivendo la vita che ho scelto. Tanto basta!

Per approfondire
Come decolla la carriera delle manager con la valigia
Donne manager in viaggio/Alexia Giugni: Il ritardo va previsto e sfruttato
Donne manager in viaggio/ Jessica Spina: La leggerezza è come il sale nei dolci

 

di Ilaria Bertizzolo

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