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QUATTRO PHD CINESI CHE STUDIANO E FANNO RICERCA ALLA BOCCONI RACCONTANO COME VEDONO L'ESPANSIONE DELL'IMPERO CELESTE NELLE NOSTRE ECONOMIE

Weiqi Li, studente phd
All’estero per importare modelli di governance ed esportare Shenzhen
«Le imprese cinesi sono piuttosto motivate ad andare all’estero per acquisire una migliore esperienza manageriale in materia di governance aziendale e promozione del brand. L’internazionalizzazione, inoltre, è stimolata da un desiderio di riscatto: la storia coloniale è una memoria triste per ogni cinese e oggi il paese è desideroso di recuperare il riconoscimento da parte delle economie sviluppate. Nel confronto rispetto alla gestione aziendale europea, emerge un evidente gap culturale che riguarda soprattutto la relazione con i capi: in Occidente i dipendenti possono chiamare il proprio boss per nome, esprimere naturalmente la propria opinione, avanzare un parere contrario rispetto ai superiori. Questo non accade in Cina, dove i leader si affidano quasi unicamente alla propria visione e giudizio. Dal canto proprio, però, la Cina può esportare l’eccellenza del modello Shenzhen in cui l’innovazione parte dall’osservazione della domanda del mercato e non da un approccio tradizionale, basato unicamente sulla ricerca».
 
Yuxi Wang, studente phd
La retorica della leadership
«La Cina è un paese emergente e per mancanza di esperienze pregresse significative, di un benchmark e di un modello interno consolidato a cui fare riferimento, il processo decisionale della leadership locale è caratterizzato da un’evidente arbitrarietà. Inoltre, essere manager o imprenditore in Cina comporta un grande senso di responsabilità poiché, culturalmente, il bene collettivo spesso prevale su quello individuale. Un altro aspetto che caratterizza la leadership cinese è la retorica che accompagna la comunicazione: i discorsi di chi ricopre ruoli al vertice sono spesso vaghi e privi di qualsiasi informazione concreta, lo scambio dialettico è un passatempo che consente di creare una buona armonia fra le parti, a favore di eventuali future negoziazioni. I cinesi tendono a credere al guanxi, ossia a tutta quella trama di profondi rapporti sociali costruiti sulla condivisione di esperienze e di tempo libero. Su questo tipo di relazione si definiscono i pilastri del successo negli affari».
 
Yingdong Lin, studente phd
Tra innovazione e Stato
«La crisi finanziaria ha portato un rallentamento anche nella società cinese: imprenditori e manager hanno iniziato a essere più prudenti negli investimenti e a fare scelte che minimizzassero i rischi. In tale situazione di incertezza globale, il governo ha messo in circolazione una grande quantità di liquidità cosicché l’economia non si fermasse e potesse continuare a stimolare l’innovazione in corso. Il successo delle nuove aziende locali, infatti, è basato sulla combinazione di innovazione e disponibilità di talento manageriale, resa possibile dal fatto che molti dei giovani top manager cinesi hanno avuto un’esperienza formativa all’estero. L’innovazione porta con sé anche una buona dose di rischio che, invece, il sistema d’impresa italiano, basato sulla conduzione familiare, conosce di rado: in Italia, infatti, le aziende non devono preoccuparsi di raggiungere profitti più alti rispetto alle loro capacità. Si definiscono così due binomi: innovazione e rischio, stabilità e tradizionalismo».
 
Zijian Wang, studente phd
I nostri manager? Meno conservatori, più creativi e disposti a rischiare
«I manager italiani e, in generale, europei sono molto più conservatori rispetto a quelli cinesi. Questo potrebbe essere la conseguenza del fatto che le imprese dei mercati sviluppati devono garantire performance di business a lungo termine, così come devono confrontarsi con un sistema di tutela sociale e del lavoratore piuttosto strutturato. Gli imprenditori cinesi, invece, si muovono in un vuoto istituzionale che consente loro di essere più creativi rispetto al modello di business da applicare, prendendosi il rischio tipico di chi sperimenta. Una tale tendenza all’innovazione è anche determinata dalla straordinaria crescita del mercato cinese, da un sistema sociale non necessariamente garantito e dall’ampia fascia di giovani appartenenti alla middle class che per loro stessa natura hanno una mentalità cutting-edge. L’argomentazione più convincente di tale tesi è data dal successo dei pagamenti contactless (Alipay, Wechat Pay App), agevolati anche da un sistema bancario e burocratico che ne favorisce lo sviluppo».

Per approfondire
China Inc: l’Impero Celeste ha cambiato strada. Di Andrea Colli
L’impresa digitale cinese. Di Elisabetta Marafioti
La strategia del pallone. Di Dino Ruta
Ecco perché il dialogo italo-cinese è un’opportunità per tutti. Intervista a Marco Tronchetti Provera
Cipriani Foresio: quando Jack Ma mi disse take your time
Ghizzoni: vi spiego perché Tencent ha scelto l’Italia per conquistare l’Europa
Francia: così da Pechino aiuto le imprese cinesi ad acquisire competenze
Xing Kelly Chen: le ragioni, e il successo, dell’espansione

 
 

di Allegra Gallizia

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