Ecco perche' il dialogo italocinese e' un'opportunita' per tutti
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Ecco perche' il dialogo italocinese e' un'opportunita' per tutti

MARCO TRONCHETTI PROVERA, CEO E VICE PRESIDENTE ESECUTIVO DI PIRELLI OLTRE CHE ALUMNUS BOCCONI, SPIEGA IL RAPPORTO CON IL COLOSSO DELLA CHIMICA CHEMCHINA E COME IL PAESE ASIATICO POSSA DIVENTARE PARTNER STRATEGICO PER LE IMPRESE ITALIANE

«L’attivismo internazionale delle imprese cinesi crea nuovi rapporti bilaterali nella cooperazione imprenditoriale. In tale scenario le imprese cinesi hanno la possibilità di accedere a competenze, gestionali e manifatturiere,  che contribuiscono ad assicurare un futuro più sostenibile del paese». Ad esserne certo è Marco Tronchetti Provera grazie a un doppio osservatorio privilegiato: l’alumno Bocconi membro anche del cda dell’Università, è infatti sia ceo e vice presidente esecutivo di Pirelli (il cui socio di maggioranza è ChemChina) sia co presidente del Business Forum Italia - Cina. «Ovviamente», ci tiene a sottolineare Tronchetti Provera, «questo deve avvenire in un’ottica di reciprocità e tutelando le radici delle imprese italiane, come avvenuto nel nostro caso. Pirelli infatti è un’impresa con un socio di maggioranza cinese che, nell’affiancare i soci storici che vi hanno reinvestito, ha preservato l’italianità della sede e della ricerca, oltre che la continuità del management. Concretamente, quindi, non c’è stato nessun cambiamento significativo nei nostri uffici o nelle nostre fabbriche, se non  una maggiore competitività a livello globale e  maggiori opportunità grazie allo scambio di conoscenze e competenze».

Il fatto che ChemChina sia di proprietà statale ha riflessi sull’operatività quotidiana? Questa crea diffidenza in Occidente?
Non solo nel caso cinese una proprietà statale può indurre a pensare che ci sia un aggravio in termini di  burocrazia e di tempi  dei processi. Nella nostra esperienza questo non si è verificato né vi sono stati impatti sull’operatività quotidiana. Ovviamente si tratta di far incontrare due culture differenti fra loro, ma l’integrazione è possibile e proficua. La Cina ha una programmazione chiara e definita che si traduce in progetti di lungo periodo, realizzati attraverso un nuovo e ambizioso modello di relazioni internazionali. La capacità di guardare a quella parte di mondo deve certamente prevedere l’interlocuzione con un modello culturale differente. Allo stesso tempo è però utile comprendere quali sono le aree di opportunità che legano interessi reciproci consentendo lo sviluppo di una strategia win win. Una dimostrazione è l’interesse rivolto alle iniziative promosse dal Business Forum Italia Cina, organismo costituito sotto l’egida dei due governi per promuovere le relazioni economiche tra i due paesi. Le numerose collaborazioni avviate tra le aziende italiane e i gruppi di stato cinesi hanno portato benefici a tutte le parti coinvolte grazie alla complementarità degli obiettivi da raggiungere attraverso strategie comuni.

Con quali obiettivi le imprese cinesi si avvicinano all’Italia e quelle italiane alla Cina?
I momenti di confronto promossi dal Business Forum Italia Cina hanno registrato grande partecipazione e reciproca curiosità da parte delle aziende italiane e cinesi, a conferma della vivacità delle attuali relazioni economiche bilaterali. Il mondo cinese, sia a livello istituzionale che imprenditoriale, mostra una crescente attenzione verso settori quali il design, l’agroalimentare, l’aerospaziale, i servizi sanitari e la sostenibilità ambientale e il potenziale di cooperazione è molto ampio. L’ambizione del Business Forum Italia Cina è la creazione di una piattaforma per valorizzare le relazioni, trasformando le molte potenzialità presenti nell’asse Italia Cina in concrete collaborazioni imprenditoriali. Per questa ragione, anche grazie al co-presidente cinese del Forum, cioè il Chairman di Bank of China Tian Guoli, negli ultimi mesi abbiamo promosso molteplici appuntamenti volti alla valorizzazione di settori specifici. Ne sono stati esempio il Financial Forum tenutosi presso la sede Pirelli e il China-Italy SME Trade and Investment Forum tenutosi a Pechino e dedicato alle pmi. Entrambi hanno consentito di sviluppare le relazioni tra aziende italiane e cinesi, con risultati che spingono a continuare a consolidare il dialogo tra le nostre due culture ed economie.

La crescita della Cina e la conseguente concorrenza economica, così come il fenomeno della globalizzazione in generale, tendono a essere vissuti, oggi in Occidente, come inevitabili, ma non particolarmente graditi. Quali ritiene siano, invece, i benefici per il nostro sistema?
Non sono tra coloro che hanno una visione negativa della globalizzazione né tra chi la vede come fatalmente inevitabile. L’apertura dei confini fornisce e ha già fornito importanti opportunità di crescita e di scambio che, per esempio, hanno consentito nel tempo a un’azienda italiana come Pirelli di trasformarsi in una multinazionale prima e in un’azienda globale poi. È chiaro che si tratta di un fenomeno estremamente complesso, ma se vogliamo governarlo e non subirlo, penso che occorra capirlo e parteciparvi in un’ottica costruttiva.  Elemento di preoccupazione è la perdita di ruolo degli organismi multilaterali che negli ultimi decenni hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo globale. È vero che si sono creati squilibri, ma è altrettanto vero che centinaia di milioni di persone sono potute uscire dalla povertà grazie alla globalizzazione. Tornando alla Cina e al suo rapporto con l’Italia,  è un paese che ha una grande complementarità economica e che lo rende un nostro naturale partner strategico. È essenziale interagire a livello globale valorizzando i punti di incontro offerti da un momento che vede la Cina proporsi a livello internazionale attraverso un modello di sviluppo basato sull’integrazione economica in un quadro di inclusività. La Belt and Road Initiative voluta dal presidente Xi Jingping ha proprio l’obiettivo di promuovere una piattaforma di cooperazione basata su opportunità di sviluppo congiunto in un’ottica win-win.

L’impetuosa crescita economica della Cina si sta lentamente normalizzando e a fine maggio abbiamo assistito al primo taglio del rating del debito sovrano cinese in 28 anni. Questa evoluzione potrebbe influenzare le strategie delle imprese cinesi sui mercati esteri? È possibile un riposizionamento verso il mercato interno?
Il governo cinese è fortemente impegnato in una  ristrutturazione dell’economia che punta a riequilibrare i driver di sviluppo per ottenere una crescita più sostenibile. La Cina sta quindi proponendo un nuovo modello di crescita che affianca agli investimenti pubblici e alle esportazioni anche un deciso rilancio del mercato interno e quindi dei  consumi. Per le sue dimensioni e i suoi tassi di crescita è un paese che darà un contributo sempre maggiore allo sviluppo dell’economia mondiale. Per questo è importante che l’Italia continui a impegnarsi per costruire una collaborazione sempre più sinergica anche con le imprese cinesi.

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di Fabio Todesco

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