L'innovazione ha un cuore funky
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L'innovazione ha un cuore funky

GIANMARIO VERONA, ALUMNUS BOCCONI, DALL'1 NOVEMBRE SARA' ALLA GUIDA DELL'ATENEO. IN QUESTA INTERVISTA SI RACCONTA ATTRAVERSO LA SUA PASSIONE PER LA MUSICA

Sono i ritmi funk e rock ad accompagnare quotidianamente Gianmario Verona, 46 anni, laureato nel 1993 in Bocconi, dove ha conseguito anche il PhD in Business Administation & Management. Con una cattedra in Market Innovation, Verona dall’1 novembre sarà il rettore della Bocconi. Non è solo una colonna sonora, ma il ritmo che imprime al suo lavoro, l’energia con cui guarda a quel pezzo di mondo che quotidianamente si impegna a migliorare e innovare. Sono, in particolare, i capolavori musicali di Prince a dare poesia alla sua vita: «Le liriche delle canzoni spesso rimangono in sottofondo ma hanno un’incredibile capacità di fotografare il momento in cui vengono scritte. Sono i componimenti poetici di quest’epoca». E allora Via Sarfatti 25 racconta Gianmario Verona utilizzando come chiave di lettura proprio la sua passione per la musica e Prince.

In Purple rain, Prince canta: volevo solo esserti in qualche modo amico… decontestualizziamo questa strofa per parlare di lei e del valore dell’amicizia.
Ho frequentato per 13 anni un istituto religioso maschile che mi ha insegnato il valore dell’amicizia. È il legame più prezioso e non può essere sottoposto a scambio anche se con il passare del tempo si incontrano nuove persone. La Bocconi è stata per me una rinascita: il primo giorno di università ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio testimone di nozze. L’amicizia richiede continuità e i social network, alle volte, consentono di mantenere vivacità nei rapporti o di ritrovarsi anche dopo lunghe separazioni.
Qual è il suo social preferito allora?
Whatsapp. Le chat di gruppo permettono di organizzare ritrovi con gran facilità, così le persone che prima vedevo una volta all’anno ora riesco a incontrarle più spesso. In sostanza, è un’occasione di interazione.
Torniamo a Purple rain, Prince continua: Tesoro, lo so, lo so, lo so che i tempi stanno cambiando…
Il cambiamento è stimolato dall’innovazione intesa come pensiero, come scienza, come approccio alla contemporaneità che consente l’evolversi della società. Quando tutto ciò viene applicato alle macchine diventa tecnologia. L’innovazione però ha un costo e per questo motivo, alle volte, viene osteggiata. In ogni caso, i veri innovatori sono quelli che proseguono sulla propria strada nonostante le critiche.
Questo e molto altro è ciò che insegna ai suoi studenti. Com’è il rapporto con i ragazzi?
È molto stimolante. Noi docenti viviamo la sindrome di Peter Pan perché ogni anno ci troviamo di fronte a una classe nuova che ha la stessa età di quella dell’anno precedente. Noi invecchiamo, la classe no. Gli studenti di oggi rappresentano una generazione interessante, da un lato corrispondono perfettamente a Gli sdraiati di cui parla Michele Serra nel suo libro, dall’altro sono decisamente smart. Sono abituati ad avere tutto subito e danno l’informazione per scontata. È quindi importante insegnare loro a scremare le informazioni, a scegliere nel marasma di stimoli a cui sono esposti.
Parliamo di educazione: i valori si tramandano ancora da una generazione all’altra?
Certamente e adeguandosi alla contemporaneità consentono all’essere umano di diventare sempre migliore. I grandi della storia hanno da sempre una forte inclinazione etica ma le basi di questa propensione si acquisiscono durante l’adolescenza attraverso la scuola e la famiglia. Avere valori ben radicati permette, inoltre, di cogliere l’importanza dei diritti e di comprendere che qualcuno prima di noi si è battuto per farli diventare tali.
In Sign o’ the times, Prince canta: Eppure tutti vogliono volare… quali erano i suoi sogni nel cassetto?
Quando ero teenager avrei voluto diventare musicista, ma, ben presto, questo sogno ha lasciato il posto al desiderio di fare ricerca perché mi avrebbe permesso di studiare tutta la vita e di confrontarmi con persone di altissima levatura intellettuale. È ciò che faccio oggi e il confine tra dovere e piacere non è più così definito. Ho la fortuna, infatti, di poter dedicare parte del mio tempo libero a documentarmi sui temi di cui mi occupo. Tutto ciò mi rende felice.
Cos’è la felicità?
È qualcosa di meraviglioso, ma sono uno spirito razionale e tendo a non sedermi su questo stato d’animo. Sono piuttosto critico con me stesso e l’essere felice rappresenta solamente un attimo. L’unica felicità che perdura nel tempo è quella che vivo di riflesso attraverso i miei figli.
Nel suo cassetto ci sono ancora sogni?
Suono la batteria e la chitarra ma vorrei imparare a suonare il pianoforte. La musica è totalizzante, mi rilassa e mi dà pace. Quando vivo un sentimento estremo ritrovo equilibrio attraverso la musica. Il desiderio di ascoltarla, la necessità di suonarla, il bisogno di creatività sonora hanno probabilmente una funzione di compensazione della mia attività quotidiana. La musica è una forma di libertà mentale.
La sua vita è un continuo rimando tra musica e ricerca scientifica.
Mi piace pensare che i prof sono rocker. Passiamo la vita a scrivere studi, che equivale a comporre melodie, poi presentiamo queste ricerche ai seminari come se fossimo in tournée e alla fine i nostri studi vengono divulgati come accade con la pubblicazione di un album.
Qual è la differenza tra la musica di oggi e quella degli anni 80 con cui è cresciuto?
La musica sta cambiando perché per produrla si usano tecnologie nuove. Siamo, però, ancora in una fase di transizione in cui non è chiaro cosa rimarrà. Come succede per l’arte contemporanea: per capire ciò che ha veramente valore ci vuole del tempo. Poter studiare questi aspetti e unire così la mia passione per la musica con il mio campo di ricerca è molto stimolante.
Un altro sogno che l’innovazione ha realizzato?
Nel cinema ha reso reali i miei supereroi di bambino: Spiderman, i Fantastici quattro e tutti i personaggi Marvel. Non posso dimenticare Batman e con lui ritorno a citare Prince che ha scritto la colonna sonora del film del 1989.
Tra reale e soprannaturale, parliamo dell’immensità dell’universo citando ancora Prince. In The most beautiful girl in the world canta: e se le stelle dovessero un giorno cadere dal cielo una per una…
Da minuscolo scienziato quale sono non posso esprimermi di fronte all’immensità, ne prendo atto.
Infine, lei è anche un laureato Bocconi. Come ricorda la sua esperienza da studente?
La Bocconi ha storicamente una tradizione di docenti abili nella ricerca e nella didattica. Nel mio percorso universitario ho avuto l’occasione di incontrarne di straordinari. Ne ricordo, in particolare, due: il professor Mario Monti, con cui ho svolto l’esame che allora si chiamava Economia Politica 1, e Salvio Vicari, a cui ho chiesto di farmi da relatore per una tesi di Strategia Aziendale sul tema dello sviluppo di nuovi prodotti. Oltre alle competenze tecniche della materia, quello che ho sempre apprezzato in questi docenti è la passione e la determinazione con cui hanno cercato di trasferire i contenuti agli studenti.
 
 

di Allegra Gallizia

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