Doha, un'isola sicura tra mare e deserto
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Doha, un'isola sicura tra mare e deserto

UN'ALTISSIMA QUALITA' DELLA VITA E INTERESSANTI OPPORTUNITA' PROFESSIONALI ATTIRANO A DOHA PERSONE DA TUTTO IL MONDO, CONVINTE DI RESTARCI PER UN PO' MA CHE POI DECIDONO DI FERMARSI A LUNGO. COME SPIEGA ROBERTO GRASSI, ALUMNUS BOCCONI IN QATAR DAL 2013

Il mantra degli expat di Doha, la capitale del Qatar, è: «Deciderò anno per anno se rimanere». Eppure ne conosco parecchi che sono qui da 10, 15 o 20 anni. Perché il Qatar, con la sua altissima qualità della vita, ti vizia e i vantaggi sono superiori alle rinunce, peraltro necessarie. Ovviamente anche le opportunità professionali sono notevoli essendo il Qatar una nazione in forte espansione.

La popolazione è in continuo aumento, a seguito di un inarrestabile sviluppo economico che attrae immigrazione di ogni tipo. Tra il 2004 e il 2010 la popolazione è aumentata del 128%, tra il 2013 e il 2016 del 33% e solo 300mila dei due milioni e mezzo di abitanti sono qatarioti. Gran parte della popolazione immigrata è di origine asiatica (in particolare India, Pakistan e Filippine) e trova impiego soprattutto nelle costruzioni, ma ci sono opportunità per stranieri specializzati (gli highly-skilled, come vengono ufficialmente definiti)  in ingegneria, cultura, ricerca, medicina, finanza e, per gli italiani, design. Una società italiana è tra l'altro capofila per la costruzione del secondo stadio per grandezza in vista dei Mondiali del 2022.

Ci si può trasferire in Qatar solo con la sponsorizzazione di un datore di lavoro, un sistema vigente in molte parti del mondo e che io ho sperimentato anche in Canada, ma qui la sponsorizzazione copre molti più aspetti. È il datore di lavoro, per esempio, a rilasciarti l’autorizzazione ad acquistare bevande alcoliche da consumare a casa, o a concederti il permesso di lasciare il paese per le vacanze. In generale, la burocrazia è molto pervasiva, anche se si sta cercando di alleggerirla in vista del Mondiale di calcio, ma i rapporti personali sono molto più importanti delle procedure. I locali non amano le comunicazioni per e-mail o telefoniche; se si vuole risolvere qualcosa bisogna muoversi di persona - una modalità che un uomo del Sud come me, nato a cresciuto a Locorotondo (Bari), ha già incontrato. Nel mio precedente incarico a Doha, come responsabile degli accrediti per i Giochi asiatici, mi sono trovato a verificare l’inadeguatezza di un centro accrediti; seguendo le procedure ufficiali, non sono riuscito a farlo spostare, ma a tre giorni dall’inizio della manifestazione ho coinvolto il presidente del Comitato organizzatore, e nel giro di pochi minuti la decisione è stata presa.
L’impianto legislativo del Qatar si basa sulla legge coranica e, da parte di un occidentale, serve qualche adattamento, ma meno traumatico di quanto si pensi. Gli alberghi possono comunque servire alcolici, se si esclude il mese del Ramadan, e in città ci sono chiese cattoliche e ortodosse. Le donne devono fare qualche attenzione in più, ma le gonne e le scollature sarebbero comunque problematiche, in uffici con tanta aria condizionata da portare la temperatura a 18°-20°.

Quello che si rischia è un certo estraniamento, un effetto Truman Show dovuto al fatto che Doha è uno spazio con confini ben definiti: da una parte il mare, dall’altra il deserto. All’interno di questo spazio la città ti offre davvero tutto, compresi servizi efficientissimi, forniti quasi a domicilio. C’è la sicurezza assoluta, dovuta a una massiccia presenza delle forze dell’ordine e al fatto che il paese è raggiungibile solo via aria, mare o dall’Arabia Saudita, un paese altrettanto chiuso e difficile da penetrare. Quando rientro in Italia devo fare attenzione a non lasciare l’auto aperta o il cellulare e il portafoglio in giro. Qui le tasse sono quasi inesistenti e si può condurre una confortevolissima vita con altri expat di ogni nazione. Le possibilità culturali e di intrattenimento sono ampie e c’è persino un sito Patrimonio dell’Unesco. Ma si finisce per fare sempre le stesse cose e, allora, è importante la possibilità di evadere. Il luogo dove andare, in questi casi, è l’aeroporto.
 
 
 
 
 
 

di Roberto Grassi

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