I big dell'energia pulita fai da te
OPINIONI |

I big dell'energia pulita fai da te

DA GOOGLE AD AMAZON, DA 3M A APPLE E MICROSOFT SONO SEMPRE DI PIU' LE SOCIETA' CHE, PER CONVENIENZA E IMMAGINE, PUNTANO SUI PPA

di Matteo Di Castelnuovo, direttore del Master Mager

Secondo l’International energy agency, nel 2015, per il secondo anno consecutivo, le emissioni globali di CO2 che derivano dalla produzione elettrica sono rimaste stabili, nonostante l’economia mondiale continuasse a crescere (anche se solo del 3%) e i prezzi dei combustibili fossili continuassero a scendere (prezzo del petrolio -45% nel solo 2015). La principale causa di un tale risultato va ricercata soprattutto nell’aumento della produzione di energia rinnovabile, che ha rappresentato oltre il 90% della nuova generazione elettrica (di cui quasi il 50% da pale eoliche).
Infatti, secondo un recente studio di Bloomberg New Energy Finance, nel 2015 gli investimenti in energie rinnovabili hanno raggiunto la cifra record di 329 miliardi di dollari, sei volte la quantità investita nel 2004. Ma il 2015 è stato un anno record anche per la nuova capacità installata di due particolari tecnologie verdi a livello globale: sono stati aggiunti 64 Gw di impianti eolici e 57 Gw di impianti solari. Per comprendere l’ordine di grandezza relativo, si consideri che 57 Gw è stata la massima richiesta di elettricità raggiunta in Italia nel 2015.

Pur avendo rallentato gli investimenti nell’ultimo anno (-18% rispetto al 2014), l’Europa rimane tuttora leader mondiale grazie alla capacità rinnovabile costruita negli ultimi 15 anni: infatti l’anno scorso le energie pulite si sono confermate la principale fonte per la produzione di elettricità, raggiungendo quasi il 30%, contro 28% da nucleare, 26% da carbone e 15% da gas. Nello specifico, in Italia le fonti rinnovabili hanno rappresentato il 40% della produzione elettrica totale mentre in Danimarca ben il 42% della produzione elettrica è stato originato dalla sola fonte eolica.
Passando alla più grande economia del mondo, notiamo che anche per gli Stati Uniti il 2015 è stato un anno eccezionale per le energie pulite: sono stati investiti 56 miliardi di dollari (+8% rispetto al 2014), con il 70% della nuova capacità elettrica costituita da impianti eolici e fotovoltaici. Inoltre, secondo l’Energy information administration, nel 2015 le emissioni di co2 che derivano dalla produzione elettrica (pari a un terzo delle emissioni totali) negli Stati Uniti sono scese del 12% rispetto ai livelli del 2005. In questo caso la riduzione delle emissioni è derivata principalmente dalla sostituzione del carbone col gas nella produzione elettrica, ma anche dalla crescita delle fonti rinnovabili.
Inoltre, il 2015 è stato un anno record per gli Stati Uniti anche per un particolare e innovativo tipo di investimenti, cioè quello noto come large-scale off-site renewable procurement.

Si tratta di grandi aziende estranee all’industria energetica (come per esempio Google, Microsoft, Apple, Facebook, General Motors, ecc.) che siglano contratti di lungo termine (noti come Ppa, Power purchase agreement) con società energetiche (come la Invenergy), per la fornitura di elettricità da impianti solari o eolici, spesso ancora da costruire e localizzati fuori sede (quindi non il solito pannello fotovoltaico sui tetti dei capannoni industriali). Nel 2015 la capacità rinnovabile contrattualizzata attraverso questo particolare tipo di accordi è stata di oltre 3 Gw, con un aumentato del 600% rispetto a due anni prima. Anche se Google rimane il maggior acquirente in questo nuovo segmento, il 2015 è stato caratterizzato soprattutto dai first-time buyer come Amazon, Procter & Gamble, HP, rappresentando il 70% del mercato. Nel 2016 anche 3M si è aggiunta a questa lista, siglando il primo Ppa della sua storia.  Che cosa spinge le aziende a siglare questo tipo di contratti, soprattutto in un periodo di prezzi molto bassi dei combustibili fossili? Innanzitutto vi è la necessità di migliorare le proprie credenziali in termini di sostenibilità ambientale, soprattutto per quelle aziende con una forte visibilità presso il grande pubblico. Una seconda ragione è invece più strettamente economica e cioè l’esigenza di mitigare parzialmente la volatilità del costo dell’energia, legato ai prezzi incerti dei combustibili fossili, passando a una fornitura di lungo termine con un prezzo certo.
 
 

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