La mia camera del pensionato per il futuro dei giovani bocconiani
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La mia camera del pensionato per il futuro dei giovani bocconiani

GIUSEPPE CAROCCHI, LAUREA IN BOCCONI NEL 1986, HA INTITOLATO AI GENITORI UNA STANZA DELLA STRUTTURA. E SPIEGA: DARE L'ACCESSO ALLE CONOSCENZE ALLE GIOVANI GENERAZIONI E' FONDAMENTALE'

“Il primo giorno al pensionato Bocconi passai un’ora a tavola a discutere di un libro di economia industriale, con i più anziani che spiegavano ai più giovani come me. Giocammo a boccette per mezz’ora, poi ci tuffammo nello studio. Per me che arrivavo da un piccolo paese abruzzese fu una rivelazione, un modo di vivere e di stare insieme che neppure immaginavo. Ne rimasi estasiato”. Era un giorno sul finire degli anni Settanta (1979), quello in cui Giuseppe Carocchi varcò la soglia del pensionato di via Bocconi 12 e si sedette a mensa con quelli che sarebbero stati i suoi colleghi negli anni successivi, fino alla laurea in Discipline economiche e sociali nel 1986. Lì conobbe Salvatore Grillo, “che a me e a molti ha insegnato come si sta dalla parte degli ultimi”.

Oggi Carocchi, ad e presidente dell’azienda di resine termoplastiche Febo, torna in via Bocconi come sostenitore dell’Università, intitolando una camera del pensionato a fronte di una donazione di diecimila euro. Con il suo gesto, le camere intitolate nello storico edificio salgono a 14. La targa all’ingresso della stanza l’ha voluta in onore dei suoi genitori: “Con un solo reddito fisso i miei hanno mandato quattro figli all’università”, racconta. I genitori gli inviavano 20mila lire al mese, circa 30 euro di oggi: “Ogni mese, attraverso quel gesto, capivo quanto fosse rivoluzionario il loro comportamento. Era come se dicessero: ‘Facciamo tutto il possibile perché tu, figlio di origini non agiate, possa accedere alla conoscenza. Punta su te stesso e sulla tua intelligenza’. Quell’intuizione dei miei genitori, unita alla disciplina imparata all’università, sono stati alla base della mia formazione”. Guardando al futuro, l’alumnus non ha dubbi: “Tra le cose che siamo tenuti a lasciare alle nuove generazioni, la possibilità di accesso alle conoscenze è essenziale”.
 

di Andrea Celauro

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