Massimo Arrighi: Un Mba ti cambia la vita, voglio cambiarla agli altri
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Massimo Arrighi: Un Mba ti cambia la vita, voglio cambiarla agli altri

L'ALUMNUS, CHE HA FREQUENTATO L'MBA NEL 1985, RICORDA LA SUA ESPERIENZA MILANESE COME FONDAMENTALE PER LO SVILUPPO DELLA SUA CARRIERA. PER QUESTO HA DECISO DI RINNOVARE IL SOSTEGNO AL MBA REUNION SCHOLARSHIP FUND

Quella che si chiama un’esperienza di vita. Cresciuto in provincia di Torino, studi in economia, un desiderio fortissimo di frequentare un master in business administration a Milano: l’esperienza di vita in questione è per Massimo Arrighi l’Mba 10 della SDA Bocconi, nel 1985, ottenuto grazie a una borsa di studio della Fidis, l’allora finanziaria della famiglia Agnelli. “Conservo ancora la lettera di Romiti che mi comunicava la vittoria sui 400 aspiranti alla borsa. Grazie alla borsa di studio ho potuto spostarmi a Milano, conoscere persone alle quali sono legato tuttora e cominciare ciò che per me si sarebbe rivelata l’esperienza fondamentale per dare una svolta alla mia carriera professionale”.

Oggi, da partner della società di consulenza A.T. Kearney, dopo un percorso che lo ha portato prima in McKinsey per cinque anni, poi alla Ras per dieci e alla Fideuram per altri tre (dove peraltro ha ricoperto la carica di amministratore delegato), Arrighi si guarda indietro e rivede il suo inizio in via Bocconi 8: “Ho trovato giusto ricordami di chi è stato così importante per me, la SDA Bocconi, e ho deciso di sostenere nuovamente l’Mba reunion scholarship fund, per dare anche ad altri la possibilità di usufruire di un tale trampolino di lancio”. L’entusiasmo di Arrighi, non si ferma qui e nemmeno il suo coinvolgimento con la Bocconi: sua figlia si è laureata in Giurisprudenza in via Sarfatti tre anni fa e lui stesso è membro dell’Advisory board di SDA Bocconi School of Management. E da alumnus Bocconi conclude con un paio di consigli a chi sta per entrare in Bocconi: “Imparare l’inglese come l’italiano e fare propria una massima che circola tra gli studenti americani. ‘Non sono qui per trovare un buon impiego, ma per costruire il mio lavoro’”. 
 

di Andrea Celauro

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