Quanto sudore a Rotterdam per i negoziatori Bocconi sul clima
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Quanto sudore a Rotterdam per i negoziatori Bocconi sul clima

AL MODEL UNFCC ROLE PLAY GLI STUDENTI DEL NETWORK CEMS HANNO CERCATO DI MIGLIORARE I RISULTATI RAGGIUNTI DA COP21. SPERIMENTARE QUANTA FATICA SI FA A RAGGIUNGERE UN ACCORDO LI HA PORTATI A RIVEDERE IL MODO IN CUI LEGGONO I RISULTATI DELLE CONFERENZE INTERNAZIONALI

La Conferenza delle Parti di Parigi (COP21) ha definito nel dicembre 2015 un piano d’azione condiviso per opporsi ai cambiamenti climatici. Accolto con scetticismo da chi ne critica il carattere non-vincolante e con soddisfazione da chi lo giudica un importante progresso, l’accordo ha solo abbozzato alcuni temi come le strategie di adattamento, la gestione del Green Climate Fund e il meccanismo Loss and Damage per i paesi più colpiti dall’innalzamento della temperatura globale che potrebbe generare veri e propri rifugiati del clima. La conferenza che si svolgerà in novembre a Marrakech fornirà risposte concrete?
 
Hanno provato a fornirle, nel frattempo, gli studenti di sette business school e università appartenenti al network Cems, tra cui la Bocconi. Fra l’11 e il 13 maggio si sono dati appuntamento in 115 alla Rotterdam School of Management per il Model Unfcc Role Play, una simulazione della negoziazione sul clima post accordo di Parigi. Gli studenti Bocconi erano tredici, in rappresentanza di sette diversi Paesi: Stati Uniti, Russia, Olanda, Spagna, Nigeria, Grenada, Repubblica Dominicana. La simulazione fa parte del corso del biennio di Stefano Pogutz Green Management and Corporate Sustainability. Prima della partenza per Rotterdam, i gruppi hanno prodotto due position paper, uno trasparente da sottoporre ai gruppi di lavoro per definire l’agenda e uno segreto, concordato con il docente e usato come base per la negoziazione.
 
Dopo aver preso contatto nei giorni precedenti via mail, i gruppi si sono trovati per costruire le coalizioni la sera dell’11 maggio, prima ancora dell’inizio ufficiale dei lavori. I docenti hanno coperto il ruolo di senior advisor, altri studenti hanno operato come membri di Ong, associazioni di categoria, mass media. “È un’esperienza unica di apprendimento attivo”, assicura Pogutz. “Gli studenti acquisiscono capacità di negoziazione attraverso la pratica. Comprendono e analizzano in modo dettagliato le implicazioni della trasformazione climatica a livello politico, sociale, economico. Infine, prendono atto di quanto sono articolate le dinamiche di trasformazione”.
 
I lavori si sono svolti alternando sessioni dei tre working group, che si sono occupati separatamente dei temi di mitigazione, adattamento e meccanismi di mercato, e sessioni plenarie. “È stato molto istruttivo”, afferma Hubert Halopé, studente Cems che rappresentava gli Stati Uniti. “Ho toccato con mano fino a che punto un accordo può essere depotenziato pur contenendo parole forti. Ho capito quanto complicati sono i negoziati in cui l’interesse nazionale è anteposto a quello globale”. È un aspetto, quest’ultimo, che ha colpito anche la sua compagna di team Anne Pehse: “Lo United Nations Framework Convention on Climate Change è nato nel 1992, l’accordo di Parigi è del 2015. Prima del role play mi chiedevo: che cosa è stato fatto in questi ventitré anni? Sperimentare quanta fatica si fa a raggiungere un accordo mi ha portata a rivedere il modo in cui leggo i risultati delle conferenze internazionali”.
 
All’inizio Federica Pozzato, studentessa di International Management e rappresentante della Russia, era scettica: non pensava fosse possibile essere coinvolti in modo sincero in una simulazione e invece ha trovato l’esperienza molto realistica. “Abbiamo passato anche mezz’ora a soppesare le parole, a decidere se in una certa frase usare il modo indicativo o condizionale”. Gi Jiang loda “la possibilità di sperimentare in prima persona la necessità di trovare un compromesso fra sviluppo economico e ambientale, specialmente per chi vive nei paesi più vulnerabili come quello che rappresentavo, la Repubblica Dominicana. Inoltre, per uno studente Cems incontrare colleghi di altre università, condividere le esperienze e fare network è fondamentale”.
 
Nina Kayser si è dovuta sforzare per mantenere la calma durante le negoziazioni, che si sono protratte nelle pause pranzo e in serata. “Ho agito come se il futuro della Nigeria dipendesse dalle mie decisioni, era fondamentale non cedere e perseguire l’interesse nazionale. Dobbiamo comprendere che la riduzione delle emissioni di gas serra è un’opportunità per tutti e che dobbiamo agire adesso”. La simulazione si è conclusa venerdì 13 con la redazione di un accordo sottoscritto da tutti i paesi ad eccezione dell’Arabia Saudita. Un’altra lezione per gli studenti sull’importanza delle posizioni dei singoli paesi nei processi di negoziazione.

di Claudio Todesco

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