Simulare le Nazioni Unite per trovare risoluzioni e soft skill
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Simulare le Nazioni Unite per trovare risoluzioni e soft skill

NOVANTA STUDENTI DEL MSC IN GOVERNMENT AND INTERNATIONAL ORGANIZATIONS SI SONO CONFRONTATI, IMPERSONANDO LE DELEGAZIONI DI VENTI PAESI, NEL GIOMUN 2016

“È molto simile a quel che avviene nella realtà”, assicura Victor Henckel von Donnersmarck, guest lecturer che presiede la simulazione. Sa di cosa parla. Laureato in Bocconi, un master in Public Management conseguito in SDA, è stato consulente di organizzazioni internazionali a Bonn e Ginevra. Si riferisce a quel che accade in aula 202 dove i capi delegazione prendono la parola per il discorso di apertura leggendone i punti chiave appuntati su fogli, tablet o portatili. I delegati degli altri gruppi si consultano e alzano la targa su cui è segnato il nome del proprio paese per chiedere di replicare. Un conto alla rovescia riprodotto sulla lavagna bianca scandisce il tempo a loro disposizione: novanta secondi, non uno di più.
 
Si chiama GioMun 2016 ed è una simulazione accademica di una sessione plenaria delle Nazioni Unite. Si è svolta venerdì 29 aprile e ha coinvolto novanta studenti di due corsi del MSc in Government and International Organizations, ovvero Managing Business Government Relations e Management of International Organizations and NGO’s. Un mese e mezzo fa gli studenti sono stati divisi in venti gruppi, ciascuno rappresentante un diverso paese, dagli Stati Uniti alla Nigeria. È stato chiesto loro di ricostruirne attentamente la posizione circa la gestione delle emergenze sanitarie e di individuare in particolare un modello di partnership fra pubblico e privato, come raccomandato da un report del gennaio 2016 del comitato consultivo creato dall’Organizzazione mondiale della sanità allo scopo di avere una guida nel processo di riforma.
 
Dopo avere sintetizzato le linee guida del paese in un position paper, per buona parte della giornata di venerdì le delegazioni hanno discusso su come affrontare in modo efficace e condiviso l’emergenza creata da virus come Ebola e Zika, cercando di favorire al tempo stesso il loro interesse nazionale. A fine giornata hanno stilato e votato un documento condiviso.
 
“La fase più difficile è stata l’acquisizione della conoscenza a tutto tondo dei vari paesi”, afferma Luisa Somaini, rappresentante del Regno Unito, impegnata come la maggior parte dei colleghi nel suo primo Model United Nations. “Solo una preparazione solida permette di partecipare alla discussione e difendere gli interessi nazionali nell’esatto momento in cui è necessario farlo”. Eugenio Coppola, della rappresentanza della Guinea, ha invece trovato impegnativo adattarsi ai meccanismi procedurali: “Ho imparato che la strada per affermare i propri interessi va trovata con cautela, non bisogna mai essere troppo diretti. Gli interessi in gioco sono tanti e contrastanti, il processo che porta alla soluzione migliore è lungo e faticoso”.
 
La simulazione pesa per il 20% sul voto finale di ciascuno dei due corsi. Vengono valutati sia il position paper, in termini di completezza e realismo, sia la qualità della negoziazione in aula. Gli studenti imparano in modo attivo mettendo alla prova capacità relazionali e di negoziazione che solitamente non sono sollecitate nelle lezioni frontali. “Inoltre, imparano che nel mondo diplomatico non c’è una soluzione univoca ai problemi”, spiega Henckel von Donnersmarck, “e si misurano con la pratica democratica del compromesso”.
 
“Le soft skill affinate grazie al GioMun”, spiega la coordinatrice della simulazione, Monica Otto, “si riveleranno fondamentali in qualsiasi contesto gli studenti si troveranno a lavorare: organizzazioni internazionali, pubblica amministrazione locale, imprese private che interagiscono con il pubblico. Ecco perché incito gli studenti a lanciarsi e a intervenire: è bene che sperimentino queste capacità in un contesto protetto come questo. È una palestra per la vita lavorativa”.

di Claudio Todesco

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