Medici senza frontiere Italia ha un dg molto rock

E GABRIELE EMINENTE, ALUMNUS BOCCONI, CHE GESTISCE LE RISORSE E IL PERSONALE DELLE SEDI DI ROMA E MILANO MA, APPENA POSSIBILE, NON RINUNCIA AD ANDARE SUL CAMPO

Mick Jagger potrebbe essere suo padre ma è nell’energia del frontman dei Rolling Stones che Gabriele Eminente, direttore generale di Medici senza frontiere Italia, ritrova lo stimolo per agire con determinazione in ogni situazione. La sua è, infatti, una forma mentis alimentata anche dalla passione per il rock.

Laureato nel 1988 alla Bocconi in Economia aziendale con Roberto Ruozi, ha lavorato per 15 anni nell’ambito del profit con Procter&Gamble, Danone e Wind. “In modo quasi casuale, ma non inconsapevolmente, sono diventato direttore di Amnesty International Italia: era il 2004 e ho coperto quell’incarico fino al 2008, anno in cui sono entrato in Medici senza frontiere come direttore delle risorse umane e finanziarie”. Dal 2013 è direttore generale dell’organizzazione internazionale che opera per offrire soccorso medico-umanitario nelle situazioni di emergenza. Il suo è un lavoro d’ufficio che prevede oltre alla gestione delle risorse economiche anche quella delle 70 persone che operano nelle sedi di Roma e Milano.

“Ogni volta che si presenta la possibilità di andare sul campo cerco di coglierla. Le missioni sono esperienze uniche e arricchenti, in cui si impara a capire la bellezza anche attraverso i grazie sussurrati da chi riceve il nostro aiuto”. Il lavoro più complesso è quello di selezionare gli operatori, non solo di tipo sanitario, perché anche da questo dipende il successo di una missione. “Siamo sempre alla ricerca di responsabili della gestione delle risorse umane e di figure a cui affidare in loco il budget. Ma anche di coordinatori di progetto che collaborano con il capo missione per misurare i rischi”. Questi professionisti rappresentano l’operatività della linea promossa da Eminente e vengono identificati valutando l’abilità nella gestione dello stress, la capacità di convivere in assenza di privacy, l’attitudine a lavorare in team multiculturali. “Chiediamo un paio di anni d’esperienza professionale: un medico neolaureato non verrà mai mandato in missione ma, invece, esortato a fare pratica in contesti più semplici rispetto a quelli di guerra”.

Così, con una visione laica della vita e del lavoro, Gabriele Eminente riesce a tenere le fila, per esempio, dei sei progetti attivi in Siria che si traducono in 150 punti di primo soccorso. E con la stessa imparzialità si fa portavoce di azioni di denuncia come quella sui bombardamenti dell’ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz, in Afghanistan: “abbiamo chiesto alla Commissione internazionale umanitaria per l’accertamento dei fatti di fare chiarezza sull’accaduto. La comunità internazionale deve reagire per difendere principi sanciti dalle convenzioni internazionali”.
 

di Allegra Gallizia