Tecnologia nuova e moneta vecchia non fanno buon brodo
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Tecnologia nuova e moneta vecchia non fanno buon brodo

SE IL BITCOIN SI IMPONESSE COME VALUTA VERA E PROPRIA SAREBBE PESSIMA PERCHE' DEFLATIVA. EPPURE, CONTINUA A SUSCITARE GRANDE CLAMORE

di Massimo Amato e Luca Fantacci, rispettivamente, professore associato e lecturer del Dipartimento di analisi delle politiche e management pubblico della Bocconi

Bitcoin è una sfida aperta allo status quo monetario e finanziario. L'intento dichiarato è di creare un sistema di pagamenti elettronici capace di bypassare ogni intermediario.

Grazie a Internet e alla crittografia, le transazioni non sono processate attraverso sistemi di clearing centralizzati, bensì dagli utenti stessi sulla base della risoluzione di un problema matematico complesso. Alcuni utenti, i “minatori”, si sono specializzati nell’attività di validazione contabile, e sono remunerati dall'emissione di nuovi bitcoin.

Tuttavia, proprio questo modo di legare assieme validazione contabile e creazione monetaria costituisce il tallone d'Achille dell'intero progetto: Bitcoin come sistema di pagamenti (convenzionalmente scritto con la maiuscola) non può operare se non sulla base di bitcoin come moneta (con la minuscola).

Nella sua pretesa di offrire una moneta stabile, sottraendo la creazione monetaria all'arbitrio delle banche centrali, bitcoin si ispira al gold standard ottocentesco. Come e più dell’oro, il bitcoin è dato in una quantità fissa, predeterminata da un protocollo, che regola anche il ritmo della sua creazione: i bitcoin disponibili saranno al massimo 21 milioni nel 2040. Tuttavia, stabilire a priori la quantità di moneta esclude ogni possibilità di adeguare l'offerta alla domanda. La conseguenza inevitabile è un'estrema volatilità del valore di bitcoin.

Finora la domanda di bitcoin è stata alimentata dal desiderio di ottenere guadagni in conto capitale nell'aspettativa di un aumento del suo prezzo. In altri termini, vi è stata una prevalenza della domanda di bitcoin per usi puramente speculativi. Tuttavia, anche ammettendo una prevalenza di bitcoin come mezzo di pagamento, l'offerta rimarrebbe invariata. E ciò farebbe ineluttabilmente diminuire i prezzi in bitcoin. Se riuscisse a imporsi come moneta, bitcoin sarebbe una moneta deflativa: cioè una pessima moneta, come sa bene Mario Draghi, il quale fa di tutto per evitare che lo diventi anche l'euro.

Si può beneficiare dei pregi di Bitcoin senza dover patire i difetti di bitcoin? Sì, ma solo ricorrendo a intermediari: il che è paradossale per un progetto che gli intermediari si propone di eliminarli. E i nuovi intermediari sono ben più numerosi, concentrati, incontrollati e inaffidabili di quelli che popolano il sistema tradizionale. Facendo lievitare i rischi, e i costi per il trasferimento di bitcoin, che peraltro già ora non sono trascurabili: sommando gli investimenti in hardware e i costi in energia, il costo medio per operazione è di oltre sette dollari.

Bitcoin ha suscitato e continua a suscitare un clamore sproporzionato. Forse costituisce tanto più una minaccia quanto più lo si considera un'opportunità. Una minaccia alla buona fede degli utenti, e alla stabilità del sistema dei pagamenti e del sistema finanziario.

Tutto ciò potrebbe diventare però un'occasione per il sistema finanziario e monetario ufficiale di ripensare il proprio ruolo. Bitcoin è, infatti, la risposta sbagliata alla domanda giusta: come portare i soldi là dove davvero servono, restituendo così pienamente al denaro la sua funzione di mezzo di circolazione, emesso a favore dello scambio effettivo di beni e servizi e dell'attività economica reale? È auspicabile che, anche alla luce dell'esperienza delle monete virtuali, ci si metta alla ricerca di risposte altrettanto innovative, ma più efficaci, più sensate dal punto di vista economico e finanziario, e soprattutto, più rispondenti alla funzione sociale del sistema creditizio.
 

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