Il segreto della felicita' e' tutto in un buon libro
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Il segreto della felicita' e' tutto in un buon libro

ATTENZIONE ALLE PROPRIE RADICI E SPERIMENTAZIONE. CONDANNA DELLA FINANZIARIZZAZIONE ED ELOGIO DELLE IMPRESE FAMILIARI. COSI' ANTONIO SELLERIO CONTINUA A COSTRUIRE IL SUCCESSO DELLA SUA CASA EDITRICE E AD AVERE 7 LIBRI TRA I 100 PIU' VENDUTI QUEST'ANNO. PERCHE' NON SI VIVE DI SOLO CAMILLERI

Per tutti è l'editore di Andrea Camilleri. Ma, naturalmente, Sellerio non è solo questo. La casa editrice palermitana, che già tenne a battesimo alcune opere di Sciascia, Bufalino, Consolo, Scerbanenco, Tabucchi e tanti altri, si conferma ogni anno una produttrice seriale di casi letterari, dai gialli di Carofiglio a quelli di Malvaldi, ai tre premi Campiello dal 2010 a oggi (ultimo quello 2015 con L'ultimo arrivato di Marco Balzano). Da sempre tanto fortemente radicata sul territorio siciliano quanto aperta alle culture dei nuovi mondi, Sellerio è un autentico caso eccezionale tra le case editrici indipendenti, soprattutto per la scelta di far fronte alle difficoltà e al gigantismo del mercato editoriale con un catalogo di qualità, senza alcuna concessione agli instant book di giornalisti o politici, chef o attori. Una scelta tracciata dai fondatori, i coniugi Elvira ed Enzo, fin dagli esordi nei primi anni Settanta, e oggi confermata dal figlio Antonio Selliero, il quale unisce nella sua conduzione manageriale l'esperienza familiare e un percorso di studi in Economia aziendale proprio in Bocconi.
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In quale misura la gestione di una casa editrice può essere assimilabile a quella di una qualsiasi altra azienda e, quindi, quanto possono essere adeguati gli strumenti che la laurea in economia mette a disposizione di un editore?
Gli editori tendono sempre a esasperare l'originalità del nostro mestiere, talvolta troppo. Quello che però è innegabile, in particolare in una casa editrice come la nostra, è che l'obiettivo non è solo quello economico, ma è quello di produrre e divulgare delle idee. Il risultato di ogni esercizio dipende per almeno il 50% dai libri prodotti nell'anno. Quindi si vive poco sugli allori e c'è una componente di aleatorietà elevatissima.

Come si costruisce un business, dove si poggiano le fondamenta, quando la materia è così difficile da rappresentare con le categorie di un mercato? In particolare, c'è un dettaglio, un indicatore, che le dà la misura del possibile successo di un libro prima di pubblicarlo?
In realtà non c'è una ricetta precisa per individuare un libro di successo, si fanno una serie di valutazioni che poi confluiscono nel cosiddetto fiuto; in un romanzo cerchiamo innanzitutto la qualità letteraria, l'originalità e l'attualità. Puntiamo molto sul nostro marchio, sulla fiducia che i lettori hanno in esso. In questo senso sono convinto che l'apprezzamento e l'affidabilità che una sigla riscontra siano dati non solo e non tanto dalla qualità dei libri migliori, ma in negativo dai libri peggiori, dalle delusioni che i lettori provano dopo aver letto un libro. In altre parole, dato che un lettore potrà sapere se un determinato romanzo gli piacerà solo dopo averlo letto, noi cerchiamo di non deludere mai i nostri clienti, impegnandoci a pubblicare dei libri della cui qualità siamo più che convinti e di promuoverli nel modo più corretto, per quello che sono e non per quello che pensiamo possa essere più appetibile per il pubblico.

Che tipo di lavoro è stato fatto su un autore come Camilleri per trasformare una serie di romanzi gialli, anche difficili per il ricorrente uso a espressioni coniate sul dialetto siciliano, in un fenomeno culturale di queste proporzioni?
Guardi, glielo confesso, Camilleri è uno scrittore unico, ma davvero ancora non riesco a spiegarmi del tutto le dimensioni del suo successo. Ha trame complesse e un uso del dialetto molto spinto; non sono certo elementi tipici di un best seller di queste dimensioni. Al  tempo stesso non c'è solo Camilleri in Sellerio. Cerchiamo sempre di affiancare a lui altri autori di punta. Quest'anno avremo sette libri tra i 100 più venduti in Italia; tre sono di Camilleri, ma ci sono anche romanzi di Manzini e Malvaldi. Tutti autori lanciati da noi.

Siamo un paese di scrittori più che di lettori. Questo rende l'Italia un mercato dalle caratteristiche uniche e dunque del tutto particolare per il suo mestiere?
Metà della popolazione italiana non legge nemmeno un libro all'anno. Negli altri paesi il numero dei non lettori varia dal 10% a un massimo del 30%. Questo è un problema non solo per chi opera nel settore, ma per l'intero paese. Gli indici di lettura sono sostanzialmente simili in fasce della popolazione diverse per censo e istruzione, ovvero anche i rappresentanti della nostra classe dirigente leggono molto meno dei loro omologhi europei. È dimostrato che la lettura, anche quella di romanzi, aumenta la produttività: permette di conoscere realtà differenti e comprendere meglio ragionamenti ed esigenze altrui e aiuta anche a essere più flessibili; recenti ricerche hanno persino dimostrato che chi legge è più felice di chi non lo fa.

Da tempo si profetizza la fine dell'editoria indipendente; oggi, poi, con l'acquisizione di Rcs da parte di Mondadori, in Italia la situazione si è ulteriormente complicata per i piccoli. Come può sopravvivere un editore come Sellerio in questo contesto?

Sicuramente le radici sono un punto di forza, ma se le dimensioni ridotte possono essere uno svantaggio, la natura di azienda familiare può essere una carta in più. Sono infatti convinto, come molti altri del resto, che uno dei problemi dell'economia moderna sia la finanziarizzazione. Con questo termine, forse improprio, intendo l'esasperazione dell'orizzonte di breve periodo. Troppo spesso i manager sono oggetto di valutazioni esclusivamente sui risultati immediati. Un'azienda familiare, se sana, può più facilmente ragionare in tempi lunghi. Ciò che mi rende, inoltre, più orgoglioso di questo lavoro è proprio la possibilità di dimostrare ai giovani del sud che anche in Sicilia è possibile realizzare una impresa culturale che possa competere senza timori reverenziali con i grandi gruppi editoriali del nord.

A distanza di qualche anno dalla scomparsa dei suoi genitori e fondatori della casa editrice, ritiene che l'insieme degli elementi originali (il focus sulla narrativa siciliana, un modo moderno di riproporre i classici, la via italiana al romanzo giallo e le sue declinazioni in terra straniera...) sia ancora la formula in grado di garantire il futuro di Sellerio?
Questi sono elementi determinanti, ma credo che in un campo come il nostro bisogna mantenere la capacità di partire dalle proprie radici cercando sempre però di fare cose nuove. Se si è ripetitivi il pubblico si stanca e un po' ci si annoia anche noi. Ci stiamo aprendo molto alla letteratura straniera, in particolare quella dei paesi più lontani e meno frequentati come Corea, Giappone e soprattutto Cina. In tempi globali, mi sembra infatti che di fatto sappiamo poco di come si vive in quei luoghi in cui hanno origine i cambiamenti che investono la nostra società.
 

di Lorenzo Martini

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