La mia pole position sul circuito di Monza
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La mia pole position sul circuito di Monza

IL 6 SETTEMBRE, COME DIRETTORE DELL'AUTODROMO, IL BOCCONIANO FRANCESCO FERRI VIVRA' IL SUO PRIMO GRAN PREMIO DI FORMULA UNO. MA LA GARA CHE LO ATTENDE E' ANCORA PIU' DIFFICILE E LUNGA: TRASFORMARE LA PISTA IN UN'AZIENDA DI SUCCESSO. PUNTANDO SULL'EDUTAINEMENT E NON SOLO SUL RACING

Al primo dibattito che scende sul piano tecnico Francesco Ferri alza le mani e si guarda intorno quasi stupito. Per sua stessa ammissione, nonostante da gennaio rivesta i panni di procuratore dell’Autodromo nazionale di Monza, ancora si sorprende di quanti esperti di automobilismo circondino di affetto il celebre circuito.
Non che lui non lo sia, anzi, ma la carta d’identità (nato a Parma, 39 anni, una laurea in Economia politica in Bocconi) e il curriculum di imprenditore e manager che può esibire il vicepresidente dei giovani di Confindustria, ancor prima della passione per le quattroruote, lo hanno attestato come l’uomo giusto a cui l’Aci Milano ha voluto affidare la nuova gestione dell’autodromo e dunque le molte speranze di rinascita dell’impianto lombardo.
 
âžœ Lei è nuovo nel mondo dell’automobilismo… ed è un imprenditore di successo nel ramo delle ristrutturazioni di aziende sull’orlo del fallimento. La sua nomina a direttore dell’autodromo di Monza, dunque, quali prospettive dà al futuro del circuito?
 
Confermo, non sono un tecnico, un espertone. Anche se la Formula 1, in particolare, mi ha sempre accompagnato nella vita di telespettatore, mai mi sarei aspettato di diventare direttore del circuito di Monza. Però la sfida che mi è stata offerta era troppo grande e bella per farmi frenare da questo. Anche perché la sfida è proprio questa: trattare l’autodromo come un’azienda, gestendo l’emozione e invece applicando tutti gli strumenti della razionalità tipici del manager. Dare una svolta, quindi, alla storia recente dell’impianto che, soprattutto dal 2012, con l’apertura anche delle inchieste e dei processi tuttora in corso, stava implodendo, sempre più chiuso, disorganizzato, lontano dai suoi stakeholder di riferimento: territorio, clienti, fornitori, banche, istituzioni….
 
âžœ Ma che tipo di azienda è un autodromo?
 
Intanto è una realtà che ha un’heritage incredibile, una vera miniera di valori, storia, ricordi, affetti. E che pone al centro l’emozione. Se sei sulle tribune per un motivo ma se ti schieri sulla linea di partenza, anche fosse con una Panda, ancora di più. D’altra parte, appunto, tutta questa componente emotiva dev’essere trattata con gli strumenti di un’azienda e dunque lavorando su tutti i comparti: organizzazione, finanza, marketing, commerciale, comunicazione, interazione con il territorio, processi interni, ampliamento dell’offering... Perché la parte racing è quella che ci rende uno dei circuiti più famosi al mondo, ma l’azienda autodromo sopravvive solo se la sua offerta esce dai confini delle gare e abbraccia quelli dell’edutainment. In questa direzione, per esempio, vanno alcune novità, tra cui il Museo della velocità appena inaugurato, l’offerta dei corsi di guida, le strutture per la ricerca scientifica di alcune start up dell’automotive. L’obiettivo finale dev’essere quello che una famiglia la domenica mattina si svegli e dica: “Oggi vado all’autodromo”. E non perché c’è la gara ma perché si può fare il giro della sopraelevata o un picnic nel parco, c’è la piscina, la pista dei kart…
âžœ La sua appare una sfida carica anche di significati simbolici, essendo l’autodromo uno di quegli esemplari casi italiani in cui burocrazia, cattiva politica e malaffare hanno appannato le grandissime qualità e la storia di un gioiello del made in Italy. Come si trova la via d’uscita partendo da un contesto di questo genere?
 
L’eredità lasciata dalla precedente gestione è pesantissima, ed è figlia non solo della complessità o delle difficoltà del momento, ma nella quale si stanno accertando anche delle precise responsabilità personali. Certamente la governance dell’autodromo è intricata (la struttura è di proprietà dei comuni di Monza e Milano, ed è gestito dalla Sias spa, società di cui sono azionisti l’Aci Milano per il 70% e la sua immobiliare per il 30%, nda), e per questo si possono ottenere dei risultati solo attraverso la semplificazione. A cominciare dagli obiettivi che, per quest’anno, è solo uno: pareggio di bilancio. La mia risposta per tutti coloro che mi pongono sempre davanti la prospettiva di una complicazione, di un passaggio burocratico, di un tempo tecnico necessario, è sempre questa: pareggio di bilancio. Io e i miei collaboratori ci siamo, lavoriamo per 18 ore al giorno, se anche gli altri ci seguono arriveremo all’obiettivo. Resilienza, focalizzazione, insistenza, sono le nostre parole d’ordine.
 
âžœ Per molti Monza è, prima di tutto, il Gran Premio d’Italia di Formula1. Un evento, però, che, al momento è sicuro solo fino al 2016. Lei ha sempre parlato di un piano B per l’autodromo, ma davvero Monza potrebbe fare a meno della Formula1?
 
No. Monza non può fare a meno del Gp di Formula1. È la priorità numero uno e stiamo spendendo ogni risorsa perché la gara rimanga. Ma nemmeno la Formula1 può fare a meno di Monza. Qualche settimana fa è stato qui Lewis Hamilton per fare un servizio fotografico per il museo Mercedes; ci siamo visti per pochi minuti ma la prima cosa che mi ha chiesto è di essere rassicurato sulla presenza di Monza nel calendario della Formula1. E questo vale per il pilota campione ma anche per gli appassionati di tutto il mondo perché questa è una delle tre gare più seguite di tutto l’anno.
 
­âžœ Il 6 settembre per lei sarà il primo Gran Premio da direttore del circuito. Come vivrà la gara?
 
Me lo chiedono in molti, ma io credo che ognuno debba fare il suo mestiere. Abbiamo un fresco direttore delle operations, Umberto Andreoletti, che si occuperà della direzione gara; io farò il mio, come tutti gli altri giorni: gestirò l'azienda... e guarderò la gara per lo più sugli schermi tv.
 
âžœ Nel Programma di impegni che avete presentato qualche mese fa erano elencate numerose attività permanenti che potrebbero trasformare l’impianto. Ci aggiorna su qualcuna delle più importanti?
 
Stiamo avanzando su molte idee. La sopraelevata è senz’altro un elemento da valorizzare e sarà aperta anche per giri turistici in auto come è avvenuto in primavera in occasione del passaggio della Mille Miglia. Stiamo allestendo la tribuna parabolica come ospitality e area bimbi, sistemando il campeggio interno e l’area piscina. Siamo diventati anche un’area interessante per ospitare concerti, come quello del 22 giugno di Manu Chao. Per quanto riguarda i motori lavoriamo con la Dorna per riportare qui la Superbike, già nel 2016 potremmo riavere la storica Mille Chilometri, a ottobre ospiteremo la Smart mobility week dedicata al mondo della mobilità urbana, a novembre è confermato il Monza rally show, a gennaio 2016 il Moto circus.
 

di Lorenzo Martini

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