Finanza. Fondi e bond verdi: il futuro degli investimenti
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Finanza. Fondi e bond verdi: il futuro degli investimenti

UNA RICERCA DI MORGAN CHASE INDICA CHE TRA 2009 E 2013 OLTRE 23 MILIARDI DI DOLLARI SONO STATI INVESTITI IN INIZIATIVE DI IMPACT INVESTING PER LA CONSERVAZIONE DELL'AMBIENTE

di Stefano Pogutz, ricercatore presso il Dipartimento di management e tecnologia

Negli ultimi anni alcune nuove espressioni hanno preso vita nel mondo della finanza internazionale: green bond, green investment, o più semplicemente investimenti diretti a proteggere il capitale naturale.
Di che cosa si tratta? Perché esiste un interesse crescente verso questi nuovi strumenti finanziari? Che ruolo hanno questi meccanismi nella sfida dello sviluppo sostenibile?
Se, da un lato, la crisi ambientale non accenna a migliorare proprio, la situazione in cui ci troviamo, senza precedenti nella storia dell’umanità, ha reso il capitale naturale una risorsa scarsa, sempre meno sostituibile, estremamente preziosa e, pertanto, da conservare e tutelare a fronte degli ingenti costi sociali e dei rischi economici legati al suo crescente degrado.
Come conseguenza, numerose organizzazioni finanziarie hanno iniziato a sviluppare strategie e progetti dedicati alla tutela della biosfera.
Una ricerca realizzata da J. P. Morgan Chase (2014) indica che nel periodo 2009-2013 sono stati investiti oltre 23 miliardi di dollari in iniziative di impact investing dirette alla conservazione della natura sia da parte di agenzie internazionali, che di investitori privati.
Questi investimenti puntano a generare valore economico per i sottoscrittori (in media, a seconda del tipo di capitale – debito o equity – questi fondi propongono un IRR target compreso tra il 5 e il 10%), e al contempo garantiscono la conservazione di specifici habitat, la protezione di acqua e foreste, il mantenimento di un’agricoltura sostenibile.
L’European investment bank e la World bank, per esempio, hanno lanciato con grande successo Green Bond e Carbon Fund che investono in progetti diretti a ridurre le emissioni di gas serra derivanti dalla deforestazione, e legati alle azioni previste dall’UN framework convention on climate change. Questi bond sono sottoscritti da governi, fondi pensione, assicurazioni, banche o asset manager.
L’emissione di green bond avviene anche ad opera di multinazionali private: Unilever, nel marzo 2014 ha emesso green bond pari a  415 milioni di dollari legati a progetti di riduzione della propria environmental footprint; EDF nel 2013 ha emesso bond per 1,9 milioni di dolloari per finanziare progetti legati a rinnovabili ed efficienza energetica; Toyota (2013) ha legato 1,75 milioni di dollari di obbligazioni allo sviluppo della mobilità elettrica e dell’ibrido.
Negli anni sono nati numerosi i fondi che puntano alla conservazione dell’ambiente. Il Global environment fund è uno dei primi fondi lanciati con l’obiettivo di investire negli ecosistemi e nelle tecnologie low-carbon. Oggi gestisce 1 miliardo di dollari e un portafoglio diversificato, ma focalizzato su soluzioni per la sostenibilità.
Natural Capital Investement Fund, Earth Capital Partners, EKO Asset Management sono altri esempi di fondi che hanno come target il valore della natura e la protezione dei servizi che genera.
Sembra dunque che anche la comunità finanziaria abbia iniziato a prendere coscienza dei rischi legati alla perdita del capitale naturale, e delle opportunità che possono sorgere dalla sua tutela.
Credit Suisse e Wwf stimano che il fabbisogno per conservare il patrimonio degli ecosistemi ammonti a 200-300 miliardi di dollari all’anno, una cifra molto superiore a quella oggi investita.
È evidente che c’è ancora molta strada da percorrere, ma il coinvolgimento di questo nuovo attore è fondamentale per ridurre i nostri impatti e garantire un futuro sostenibile.
 

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