Sette modi per cambiare i media e la musica
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Sette modi per cambiare i media e la musica

TRENTATRE' STUDENTI ACME SI STANNO MISURANDO CON PROGETTI SUL CAMPO IN SETTORI IN CUI, DICE PAOLA DUBINI, CHI SI AFFACCIA SUL MERCATO DEL LAVORO DEVE IMPARARE A ESSERE FORTEMENTE PROPOSITIVO

Un crowdfunding, un piano di comunicazione per un’associazione non profit, una piattaforma digitale legata a un festival internazionale di fotografia, un progetto di valorizzazione della ricchezza botanica del nostro Paese. E ancora, pass per eventi musicali, attività di co-branding, raccolta di documenti. Sono i progetti sul campo con cui si stanno misurando 33 studenti del major in Media della laurea magistrale in Economics and Management in Arts, Culture, Media and Entertainment (Acme). È la loro palestra imprenditoriale: esercitano le proprie conoscenze, mettono alla prova le capacità d’analisi, sviluppano know-how, sperimentano un’interazione non protetta con soggetti esterni all’università, imparano a essere proattivi e a interagire col mercato.
 
La prima parte del corso Internet, Publishing and Music ha permesso agli studenti di esplorare settori che stanno attraversando una fase di grande trasformazione a causa di nuove piattaforme digitali. “A causa di questa disruption”, spiega Paola Dubini, coordinatore del major in Media, “chi si affaccia sul mercato del lavoro deve imparare ad essere fortemente propositivo. Anche chi lavora in una grande azienda oramai è chiamato a sviluppare una forte competenza imprenditoriale. Perciò abbiamo selezionato progetti sul campo accomunati dalla dimensione digitale, che presentano caratteristiche di grande novità, sollecitano le capacità degli studenti e mettono in relazione le dimensioni online e offline”.
 
I progetti sono sette, prevedono tre momenti di verifica intermedia nel corso del semestre e hanno un referente presso i committenti. Come la Fondazione Cardinale Martini, che gli studenti stanno aiutando nel processo di raccolta di documenti dispersi presso la comunità al fine di creare una sorta di memoria collettiva dell’arcivescovo di Milano. Oppure la Fondazione Lia (Libri italiani accessibili) che promuove l’accessibilità ai libri da parte di ipo e non vedenti. In questo caso, gli studenti stanno sviluppando un piano di comunicazione on line che rinforzi brand awareness e reputazione dell’organizzazione. Non c’è solo il non profit. Tra i referenti c’è il festival Cortona On The Move che ha commissionato una piattaforma premium dove gli utenti possono interagire con fotografi di fama mondiale.
 
“Per la prima volta lavoriamo come se fossimo dei consulenti e ci confrontiamo con compiti che, potenzialmente, potremmo affrontare una volta conclusi gli studi”, dice Alice Cancellario, che sta lavorando a un crowdfunding sulla piattaforma Bookabook.it in scadenza il 3 giugno per la traduzione e pubblicazione di un manuale sulle benefit corporation. “Avere a che fare con il raggiungimento di un obiettivo fisso rende il progetto particolarmente stimolante”. Ondrej Koch, un exchange student proveniente dalla University of Economics di Praga, è stato chiamato con alcuni colleghi a sviluppare un modello di business attorno all’attività di Italian Botanical Heritage, un’organizzazione nata come network di professionisti e amanti della botanica. “È stimolante confrontarsi con un committente che sinora ha concepito il marketing alla vecchia maniera, senza il supporto delle nuove tecnologie. Affiniamo le nostre doti analitiche e contribuiamo a un progetto concreto: è una bella sensazione”.
 
Ci sono anche due progetti a tema musicale seguiti da Andrea Ordanini, co-teacher di Internet, Publishing and Music. Uno prevede la creazione di un pass che permetterà agli studenti Bocconi di avere accesso privilegiato a eventi musicali, l’altro un’attività di co-branding da proporre a sponsor e artisti emergenti. “La musica è l’ambito dei consumi creativi su cui le nuove tecnologie hanno avuto l’impatto più devastante”, spiega Ordanini. “Fare progetti in campo musicale significa lavorare sulla frontiera. C’è il tentativo di trovare delle modalità di sfruttamento economico dei contenuti musicali non strettamente legate alla vendita diretta, stringendo accordi con brand commerciali che vogliono avere un migliore rapporto con i propri clienti attraverso la musica”. È un’ottima palestra, commenta Dubini. “Come ci si allena a leggere un bilancio, così ci si allena a misurarsi con gradi d’incertezza alti e con livelli di strutturazione dell’ambiente bassi”.

di Claudio Todesco

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