Community Day, l'Universita' invade il quartiere in nome della solidarieta'
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Community Day, l'Universita' invade il quartiere in nome della solidarieta'

NEL FINE SETTIMANA 73 BOCCONIANI HANNO FATTO UNA BREVE ESPERIENZA DI VOLONTARIATO PRESSO OTTO ASSOCIAZIONI DEL VICINATO, CON LA COLLABORAZIONE DI CIESSEVI E STUDENTS FOR HUMANITY

C’è chi ha distribuito razioni alimentari ai bisognosi per Pane quotidiano, chi ha assistito anziani e disabili mentali presso gli Amici del rifugio, chi si è curato del reinserimento di madri e bambini vissuti in carcere con Ciao - Un ponte tra carcere famiglia e territorio, chi si è occupato di cultura presso l’Associazione volontari del Museo diocesano e il Touring club italiano e ci sono i molti che hanno contribuito a dare assistenza medica o sostegno psicologico con Avo – Associazione volontari ospedalieri, Croce Bianca Milano sezione Centro e Medici volontari italiani.
 
Tra venerdì pomeriggio e sabato mattina 73 bocconiani (68 studenti, tre docenti e due dipendenti) hanno pacificamente invaso il quartiere per il Community Day, un’iniziativa che li ha resi, per qualche ora, volontari presso associazioni individuate soprattutto con il criterio della prossimità geografica all’Università, “con l’idea di restituire qualcosa al quartiere che la ospita”, afferma il rettore, Andrea Sironi.
 
A Giovanni Desiderio, studente al quarto anno di Giurisprudenza, è toccata la parte della vittima di un incidente stradale nella simulazione messa in piedi dalla Croce Bianca per i venti volontari bocconiani. “Il personale, comunque volontario, della Croce Bianca spiegava le procedure e le faceva provare ai miei compagni. Abbiamo anche simulato la manovra di rianimazione cardiaca con ventilazione utilizzando un manichino. Alla fine alcuni di noi si sono detti disposti a proseguire l’esperienza con maggiore regolarità e in cinque o sei ci siamo fermati ancora un po’ a farci raccontare meglio in che cosa consiste l’attività. È stata una bella esperienza”.
 
“Ho incontrato persone fantastiche”, dice Sabina Boffini, che lavora al Dipartimento di marketing dell’Università e che sabato ha distribuito razioni alimentari in viale Toscana per Pane Quotidiano. “I volontari sono stati così solari e accoglienti da non farci percepire nessuna tristezza. Il sabato si distribuiscono 2-3 mila razioni a gente in difficoltà. Ci sono anche molti italiani e capisci che in molti casi si è instaurata una certa familiarità con i volontari. Tra questi mi ha colpito molto una ragazza marocchina di 20 anni che trova il tempo per questa attività nonostante lavori non solo in settimana, ma anche nel weekend”.
 
L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con Ciessevi – Centro servizi per il volontariato città metropolitana di Milano e con l’associazione studentesca Students for Humanity, le due organizzazioni che già collaborano con l’Università al Desk volontariato. Ciessevi ha curato la selezione delle associazioni, mentre Students for Humanity ha fatto da tramite con gli studenti. La presidentessa dell’associazione, Marta Giuffrè, quarto anno di Giurisprudenza, ha partecipato all’iniziativa presso l’Avo con altre tre studentesse e ha parlato con degenti di neurologia e chirurgia d’urgenza. “Pensavo di incontrare qualche resistenza da parte dei degenti e invece ho percepito sollievo anche da parte dei più riservati. L’attività non è vissuta come intrusiva, evidentemente è stata colta un’esigenza reale”.
 
I 73 posti a disposizione sono stati assegnati in ordine cronologico, a fronte di 157 richieste. Evelina Raimondi di Ciessevi definisce il Community Day “un’esperienza di assaggio del volontariato per i partecipanti, uno sforzo organizzativo da parte delle associazioni, motivato dalla volontà di farsi conoscere” e dalla non celata speranza che qualcuno all’esperienza estemporanea faccia seguire un impegno continuativo. Come è accaduto, per esempio, a Costanza Rigoni, una studentessa che si è avvicinata agli Amici del rifugio tramite il Desk volontariato e che nello scorso fine settimana ha coordinato le attività dei bocconiani per conto dell’associazione: “Proseguo perché sono i piccoli gesti quelli che danno maggiore soddisfazione agli assistiti e a me”, dice.

di Fabio Todesco

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