L'America di Gallotti e' in provincia di Monza
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L'America di Gallotti e' in provincia di Monza

DA MANAGER, HA LAVORATO IN ARGENTINA E NEGLI STATI UNITI, MA PER AVVIARE IL SUO PRIMO PROGETTO IMPRENDITORIALE NICOLA GALLOTTI HA SCELTO L'ITALIA. E HA LANCIATO UNA LINEA DI COPRISPECCHIETTI MULTICOLORI PER AUTO E SCOOTER

Se fare impresa in Italia, in questo momento storico, è particolarmente difficile, rientrarvi per avviare un’attività mentre si sta facendo carriera negli Usa rasenta l’azzardo. Non per Nicola Gallotti, però. Laureato in Bocconi in economia aziendale, Gallotti, 42 anni, di Monza, ha fondato 47Fifth, società che produce coprispecchietti in silicone per automobili, una start up avviata ufficialmente alla fine del 2013. “Quello che mi ha fatto rientrare”, spiega Gallotti, “sono da un lato gli incentivi del governo a favore delle start up, dall’altro il fatto che, se vuoi avviare un’attività nel campo del design, della moda, il marchio Italia ti apre tutte le porte”. La prima  carriera di Gallotti, quella di manager, ha avuto sin da subito una dimensione internazionale:   “Avevo 26 anni, ero da poco entrato in Sisal, e sono stato inviato in Argentina per aprire uffici sul posto. In un certo senso ero allo sbaraglio, senza esperienza, ma l’università mi aveva dato tutti gli strumenti per fare bene. E così è stato, e il fatto di essere solo e di dovermela cavare è stata un’opportunità”.  Un’esperienza importante, che ha preceduto il suo ingresso nel mondo della consulenza, “fondamentale per acquisire capacità di analisi”, spiega, e quindi l’approdo nel Gruppo Binda, orologi e accessori, dove si occupava di pianificazione strategica.

“Nel 2008 decido quindi di compiere il grande salto”, ricorda Gallotti, “vado negli Stati Uniti, a New York,  per occuparmi in qualità di direttore generale della ristrutturazione di un grande gruppo”. Gallotti sbarca negli Usa da solo, è l’unico innesto italiano, e questo, invece di costituire un problema, ha rappresentato un vantaggio: “Essere da solo ti fa aumentare la capacità d’ascolto, sei costretto ad adeguarti alle regole locali, non replichi modelli manageriali magari validi in Italia ma assolutamente fuori luogo lì”, continua Gallotti. “Negli Usa, il bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata è fondamentale, non è pensabile, per esempio, convocare una riunione alle 18. Ti guardano come un matto”. Un altro aspetto di diversità è la puntualità, così come la facilità di contatto per chiunque con i vertici: “Arrivare a una riunione in ritardo è considerato una mancanza di rispetto, così come non rispondere alle mail. Chiunque, anche l’amministratore delegato, lo fa e rapidamente”. Gallotti era negli Usa durante la grande crisi, e ha potuto apprezzare un’altra qualità dei manager a stelle e strisce, la loro capacità di adattamento: “In quel periodo un sacco di guru di Wall Street rimasti senza lavoro si sono riciclati come insegnanti d’inglese, in attesa di tempi migliori. Impensabile da noi”.

Eppure, nonostante gli aspetti positivi del lavoro made in Usa, Gallotti era maturo per passare alla seconda fase della sua vita professionale, quella di imprenditore. La scintilla è scattata proprio a New York. “Passeggiavo a Manhattan, constatando il grigiore e la monotonia delle auto, tutte uguali tra loro, e ho pensato: perché non realizzare, sull’esempio delle cover dei telefonini, dei coprispecchietti colorati, in silicone, che si mettono e si tolgono a piacimento?”. Per dar forma all’idea, che, come spiega lo stesso Gallotti, “non deve rientrare nel mondo ristretto e quasi esclusivamente maschile dei ricambi per auto, ma in quello più ampio degli accessori moda”, era importante “l’italianità, come stiamo verificando. Vendiamo in Giappone, in Francia e guardiamo al mondo”. Circa 30 i modelli attualmente prodotti, compresi i coprisella per gli scooter, da quelli più classici, color radica, ad altri con fantasie multicolori. “L’obiettivo è arrivare a fine 2015 con oltre un milione di fatturato, abbiamo una struttura snella con sede in Brianza ma uffici anche a Shanghai”, riprende Gallotti, “e grandi progetti. Se penso che solo in Giappone ci sono 56 milioni di auto…”.
 

di Davide Ripamonti

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