Senn e la Bocconi: la quarantatreesima possibilita' e' quella giusta
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Senn e la Bocconi: la quarantatreesima possibilita' e' quella giusta

DA NEOLAUREATO RINUNCIO' A 42 OFFERTE DI LAVORO PER RIMANERE IN UNIVERSITA' COME ASSISTENTE VOLONTARIO. E OGGI L'ACCADEMIA FESTEGGIA I SUOI 70 ANNI

Lanfranco Senn, l’ordinario di economia del territorio i cui 70 anni saranno festeggiati questo pomeriggio in Aula Perego, ha fatto recentemente ordine tra le sue carte e ha ritrovato le offerte di lavoro che gli arrivarono, nel 1967, dopo la laurea alla Bocconi: sono 42 e fanno intravvedere l’imbarazzo della scelta tra le grandi imprese protagoniste del boom economico di quel decennio. Senn scelse la quarantatreesima possibilità: quella di fare l’assistente volontario alla Bocconi.
 
“Nell’ambito della laurea di allora, in economia e commercio”, ricorda, “avevo intrapreso un percorso da economista politico, con una tesi in economia del territorio e i miei interessi erano per la cosa pubblica e il bene comune, piuttosto che per l’azienda e la carriera professionale”. Seguirono allora il lavoro in Università, poi il Centro studi della Montedison, un master alla University of Pennsylvania e un periodo di lavoro alla Fed, prima del ritorno in Italia all’inizio degli anni ‘70.
 
In quegli stessi anni Senn diventava uno sciabolatore di interesse nazionale e sfiorava la partecipazione alle Olimpiadi del 1972. “Eravamo sei candidati per cinque posti”, racconta, “e alle preolimpiche mi classificai quarto. La Federazione optò, però, per gli altri atleti e io rimasi a casa. Tra l’arrabbiatura che ne seguì e l’età, che ormai suggeriva il ritiro dall’attività agonistica, finii per smettere. Ritengo però che dall’esperienza sportiva mi siano derivati energia battagliera e capacità propositiva”.
 
Seguirono quasi vent’anni di lontananza dalla Bocconi, mentre la carriera universitaria di Senn si snodava tra Trento, Bergamo e Bari. “Ma ero sempre un bocconiano in trasferta”, dice ora. “Avevo studiato con Secchi, Monti, Porta, Filippini e le nostre strade continuavano a incrociarsi, anche lontano da Milano. Finché, il 1° maggio 1990, mi arrivò una telefonata da Monti, che mi annunciava che era stata decisa la mia chiamata”.
 
Vent’anni dopo averla lasciata, Senn ritrovava una Bocconi diversa. “La Bocconi in cui avevo studiato negli anni ’60 era un’università piccola, seria, ma non particolarmente efficiente. I piccoli numeri consentivano una vita sociale intensa e ricordo con piacere l’esperienza di vita prima ancora che quella di formazione. All’inizio degli anni ’90 era stato avviato il processo di evoluzione accelerata verso l’efficientamento, l’internazionalizzazione, una maggiore qualità della didattica”.
 
Alla Bocconi Senn ha fondato il Certet (Centro di economia regionale, dei trasporti e del turismo) e, in 24 anni, ha laureato 680 studenti. Molti di quelli che hanno intrapreso una carriera accademica saranno presenti questo pomeriggio all’incontro dedicato al professore e i suoi allievi sono gli autori italiani dei saggi – su temi cari a Senn – scritti a quattro mani con un autore straniero e pubblicati per l’occasione. Il suo rammarico è che non ci sarà Claudio Miglierina, un caro allievo che non è vissuto abbastanza a lungo.
 
Dei primi anni alla Bocconi Senn ricorda anche il pranzo con Spadolini (allora presidente) e Monti in un ristorante di via Beatrice d’Este, che sancì il connubio con l’Università della Svizzera Italiana di Lugano. Senn, cittadino svizzero per eredità paterna, era stato chiamato, con un docente della Cattolica e uno del Politecnico, a sviluppare il progetto universitario del Ticino e, con la benedizione dei vertici di allora, ottenne per la Bocconi un posto nel consiglio d’amministrazione della nuova università.
 
“Penso di avere servito questa istituzione”, conclude Senn, “che mi ha consentito di coprire posizioni pubbliche importanti, come quella di presidente della Metropolitana Milanese o di consigliere di Fondazione Amga e Anas, e nutro un profondo rispetto per chiunque altro la serva – dal presidente a chi la pulisce ogni mattina”.

di Fabio Todesco

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