Iudica e la Bocconi: un piatto di ciliegie senza noccioli
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Iudica e la Bocconi: un piatto di ciliegie senza noccioli

IL 28 NOVEMBRE L'UNIVERSITA' FESTEGGIA I 70 ANNI DEL GIURISTA MUSICOLOGO CHE, A GIUGNO DI OGNI ANNO, INVITA I LAUREATI A UN CHERRY PICKING

Bastava il tavolo di un ristorante per ospitare tutti gli ordinari della Bocconi quando, nel 1989, Giovanni Iudica fu invitato a insegnare in università. “All’epoca”, ricorda il Professore ordinario di Diritto civile, “era costume invitare a cena i nuovi colleghi. Appena arrivato in Bocconi, portai tutti i professori ordinari al ristorante. Saranno stati sì e no quindici: Monti, che era rettore da pochi giorni, Guatri, Predetti, Mignoli, Pedrazzi, De Maddalena, Scalfi, Marchetti… Un tavolo di ristorante: per me quella era la Bocconi nel 1989. Eppure già allora godeva di grande prestigio”.
 
Venticinque anni dopo, l’università festeggia Iudica nell’anno del pensionamento e del 70esimo compleanno con un convegno che si terrà il 28 novembre nell’Aula Magna di Via Gobbi. Nel corso della giornata sarà presentato il volume “Studi in onore di Giovanni Iudica”. Fra gli scritti ce n’è uno di Guido Calabresi, giudice della Corte d’Appello degli Stati Uniti: “Possibile che Giovanni Iudica abbia 70 anni? La sua energia e il suo vigore lo rendono difficile da credere”.
 
Sono state quell’energia e quel vigore a portarlo in Bocconi. Professore ordinario di diritto all’Università di Pavia, e ancor prima a Parma e Bergamo, Iudica covava il desiderio di espandere i propri orizzonti oltre la routine della didattica e della ricerca. “La Bocconi era quel che cercavo. Offriva un contesto dinamico, con prospettive d’internazionalizzazione”. Vi era solo un problema: si trattava di una facoltà di Economia, non di Giurisprudenza. Col senno di poi si è rivelato un vantaggio. “Ho potuto impostare un progetto culturale inedito, una Scuola di Giurisprudenza calibrata sui tempi dell’oggi, in grado di fornire anche competenze economiche. Tutti i nostri laureati trovano lavoro. Il 45% ne ha già uno nel momento in cui si siede a discutere la laurea”.
 
Fondatore e presidente dell’Associazione Civilisti Italiani, Iudica ha arricchito la presenza in Bocconi da esperienze internazionali. Per oltre vent’anni è stato visiting professor alla Sorbona e ha fatto parte della commissione Von Bar cui è stato demandato il compito di creare un codice civile europeo. Il lavoro ha coinvolto le migliori università del continente e ha portato alla creazione del Draft Common Frame of Reference. “Abbiamo fatto i Portalis”, afferma citando il giurista francese incaricato di redigere il Code civil des Français, “purtroppo non è mai arrivato il nostro Napoleone”.
 
Iudica ricorda con piacere il rapporto creatosi con gli studenti. Racconta con orgoglio di averli coinvolti in Themis, un percorso dedicato ad alcuni selezionati studenti delle università d’eccellenza europee, e nei Moot, simulazioni di arbitrati a livello mondiale. “Sono esperienze scientifiche, emotive, culturali, umane che creano un rapporto duraturo col docente”. Oggi con gli ex studenti Bocconi Iudica va a raccogliere ciliegie, letteralmente. “Ogni anno, a giugno, invito tutti i laureati a un cherry picking. È un’occasione per stare assieme. È bello vedere un neolaureato che si confronta con un professionista che è uscito dalla Bocconi dieci anni fa e che ha trovato lavoro a Monaco di Baviera oppure a Londra”.
 
L’energia e il vigore di Iudica non sono rimasti confinati all’attività accademica. Autore eclettico, ha scritto fra le altre cose un libro sul musicista e compositore Alessandro Stradella e una biografia del pittore fiammingo Enguerrand Quarton, “un genio poco conosciuto di cui sono rimasti solo quattro quadri”, oltre ad avere raccolto gli elzeviri scritti per la rivista Via Sarfatti 25 nel volume Chopin a Palma di Maiorca. Nel suo studio in Bocconi è presente una riproduzione della Torre di Babele, oggetto del suo nuovissimo libro La casa del fondamento del cielo e della terra. “A qualcuno piace giocare a golf, a me piace studiare. Sono mosso dalla curiosità per la musica, la pittura, la storia. Sarò dispersivo, ma non lo era anche Leonardo Da Vinci?”.
 
Dal suo libro Il principe dei musici, dedicato alla vita di Carlo Gesualdo principe di Venosa, il regista tedesco Werner Herzog ha tratto nel 1995 il film Tod für fünf Stimmen. “Quando il suo agente mi ha contattato ho pensato fosse uno scherzo. Poi Herzog è venuto a Milano e abbiamo cenato assieme. Solo alla frutta ha affrontato l’argomento dimostrando di aver letto con attenzione anche le note del libro”. La collaborazione ha rischiato di naufragare quando il regista ha mancato un appuntamento a Vienna. “Ci siamo ritrovati, poi, a bordo di un aereo praticamente vuoto. Non mi sono mosso dal mio posto. Lui sarà Herzog, ho pensato, ma io sono Iudica. La cosa gli è piaciuta moltissimo e da quel momento siamo diventati amici. Ora posso dire di avere recitato in un film di Werner Herzog”.

di Claudio Todesco

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