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Facebook, l'agenzia viaggi delle vacanze a km 0

LA PAROLA D'ORDINE DELL'ESTATE È CONDIVIDERE ESPERIENZE E I NUOVI FENOMENI DELLE SMART LAND RISPONDONO AL NOME DI SOCIAL STREET E SOCIAL EATING. COSÌ IL WEB, TERRITORIO DELLA SOCIALITÀ VIRTUALE, SI TRASFORMA IN STRUMENTO DI COMUNICAZIONE PER INCONTRARSI IN CITTÀ

di Cristina Mottironi, professore di economia del turismo

Nei menù che le estati cittadine offrono per rendere piacevole la vita dei propri abitanti, per trovare svago, arricchimento culturale e socializzazione collettiva, due sono le nuove tendenze degli ultimi anni: le social street e il social eating. Due nuove opportunità di incontro che si stanno estendendo rapidamente in giro per il mondo e che si basano sul modello di smart land e sull'impiego dei social media.

Le aree urbane, infatti, si indirizzano sempre più verso il modello smart: realtà caratterizzate da occasioni e politiche diffuse, che non solo accrescono l’attrattività del territorio, ma promuovono la coesione sociale, dedicando particolare cura all'ambiente inteso a tutto tondo: naturale e urbano, ma anche sociale e culturale, come contenitore per diffondere conoscenza. Il tutto con lo scopo ultimo di accrescere la qualità di vita dei cittadini. In questo, le tecnologie giocano un ruolo essenziale: oltre ad agire sulle risorse ambientali tradizionali (risparmio energetico e utilizzo responsabile delle risorse) agevolano i cittadini ad affrontare le sfide attuali e aiutano la socializzazione.
L'obiettivo della social street è appunto quello di socializzare con i vicini della propria strada di residenza per instaurare legami, condividere necessità, scambiarsi professionalità, creare progetti collettivi e trarre quindi tutti i benefici di una maggiore interazione sociale. Spesso il motore primo è un gruppo su Facebook.
Idea concepita in una piccola strada del centro di Bologna, la social street vede oggi replicare il modello in Italia e nel mondo (abbastanza noto è il caso di Nelson in Australia). Anche attraverso l'impiego di guide turistiche della strada, si illustrano ai residenti le bellezze artistiche e storiche dei dintorni, si aprono giardini privati, si realizzano incontri musicali, oppure si abbelliscono residenze ritenute trascurate (a Bologna nel palazzo dove abitava il pittore Giorgio Morandi).
Alcune strade stanno evolvendo il modello di base, per esempio trasformando iniziative come il bookcrossing in vere e proprie free library (via del Triumvirato a Bologna e via Pitteri a Ferrara); in altri casi sono state installate fioriere fatte con materiale di riciclo, coinvolgendo le persone sensibili al verde pubblico. In modo analogo in altre realtà, ovvero con un dichiarato interesse nel riconoscersi volontari di prossimità, si ritrovano socialstretter che agiscono per l'arredo urbano (è il caso di Marzalesco a Novara e di Finale Ligure).
I social eating, detti anche cucine aperte, o guerrilla cucine, sono case private in cui i proprietari organizzano cene per pochi sconosciuti con lo scopo di far socializzare i propri commensali. Al termine, viene lasciato un contributo per la spesa e per il lavoro della cuoca.
In Italia i ristoranti nascosti sono pochi, mentre all'estero costituiscono una realtà più consolidata, soprattutto in Gran Bretagna e negli Usa, dove si riscontrano esperienze di diverso tipo: dalla cucina casalinga allestita in un monolocale fino ai più esclusivi pop-up restaurant temporanei, dove ci si può imbattere in uno chef stellato ai fornelli e pagare quote di partecipazione elevate. Il successo del social eating spesso risiede nel consentire di ampliare il proprio giro di conoscenze a chi cerca lavoro e per chi vuole procurarsi contatti commerciali.
Sicuramente social eating e social street sono strumenti utili per far condividere del tempo libero ai residenti rimasti in città e non solo, visto che anche i turisti alla ricerca delle tipicità di una destinazione ne beneficerebbero. Va da sé che tanto più ci si trova in una smart land tanto meglio i cittadini possono scambiarsi esperienze ed emozioni in modo costruttivo e la collettività riportare benefici. In questo il web è un'opportunità concreta non più per una socialità solo virtuale ma per mettersi a servizio di una condivisione reale e di rottura dell'isolamento cui spesso paradossalmente la città confina i suoi abitanti.
 

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