New York, la citta' da aggredire
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New York, la citta' da aggredire

LA COMPETIZIONE E' UNA DELLE CARATTERISTICHE DI UNA CITTA' DOVE THE SKY IS THE LIMIT

New York è una città da aggredire, espugnare, assalire o - per dirla alla bocconiana - da affrontare in modo proattivo. Quando ho visto le sue luci dall’auto, arrivandoci da Boston per iniziare la mia carriera nel mondo legale statunitense, ho pensato che l’avrei conquistata.

Michele Slizza Marchisio

I newyorkesi hanno due volti. Se ti ci relazioni con rispetto scopri persone disponibili, ma allo stesso tempo si tratta di persone immerse in un ambiente molto competitivo, in cui la possibilità di affermarsi passa attraverso una grande dedizione e una forte concentrazione su se stessi. Dall’ambiente non ci si può, dunque, aspettare sconti e si deve dare sempre il 120%, scrollandosi di dosso i formalismi europei. Di fronte a qualsiasi opportunità devi essere tu a proporti, perché è davvero difficile che qualcuno venga a cercarti. È una città che non consente attendismi, una città in cui l’investimento richiesto, in termini di energie, è altissimo ma può essere altissimo anche il corrispettivo. Come dicono qui: The sky is the limit.

Insomma, i cliché sulla città non sono del tutto infondati, anche se vanno presi con discernimento, così come non sono del tutto infondati i cliché sui grandi studi legali, uno dei quali è il mio datore di lavoro. Soprattutto se si lavora con l’Europa, come nel mio caso, la giornata può cominciare anche molto presto, tra le 4 e le 5 della mattina, quando occorre consultare la posta elettronica da casa. Le ore di lavoro sono molte, ma non più di quelle dei grandi studi milanesi: tra le 10 e le 12. La grande differenza è la densità di questo lavoro. Qui non esistono pause caffè né, tantomeno, pause sigaretta. La mentalità è stimolante, orientata all’efficienza, la struttura è professionale e attenta alle competenze. L’aspetto che più mi piace è l’esposizione ad operazioni ed attività globali: a New York ci si sente al centro del mondo. Fare semplicemente bene il proprio lavoro non basta; si deve sempre dare qualcosa in più: essere tempestivi, efficaci, curiosi, evitare le perdite di tempo. Per riuscire in questa professione devi essere una spugna, imparare dai colleghi, dai clienti, da tutti coloro – e sono davvero tanti – che hanno una storia da condividere. A volte hai l’impressione che tutti abbiano fatto e visto tutto, i background sono eccezionali, e allora è fondamentale avere una propria storia da condividere. E l’avvocato in camicia e bretelle che, dall’ultimo piano di un grattacielo con vista sul Chrysler Building, discute al telefono con i Ceo e i banchieri il futuro dell’economia esiste davvero. Qualche piano sopra di me ce n’è qualcuno.

È fondamentale, direi, non spaventarsi per le procedure, di cui gli americani sono veri e propri amanti. Ai nostri occhi sembrano eccessive, ma se le segui il sistema ti aiuta, riesce a soddisfare qualsiasi esigenza e, a questo punto, noi europei abbiamo dalla nostra parte la creatività. Ecco, penso che sia più facile per un europeo farcela negli Stati Uniti che non per un americano farcela in Europa, in particolare in Italia.

Un buon network personale può essere di vero aiuto. Nel mio caso, ho subito avvicinato il chapter newyorkese della BAA, partecipando alle sue attività. Nel momento in cui si sta affrontando l’impatto con una nuova realtà così impegnativa, vedere subito l’esempio di 20 persone che ce l’hanno fatta nei più diversi campi della vita economica è una cosa che mette fiducia.

La città è uno dei massimi esempi di multiculturalità al mondo e così, anche se si vive da stranieri, lo si fa circondati da altri stranieri e in un ambiente che offre opportunità 24 ore su 24. La comunità degli expat italiani, fatta di professionisti e cervelli in fuga di vario genere, è viva e interagisce facilmente con gli expat delle altre nazionalità, mentre risulta un po’ più difficile stabilire relazioni con chi viene dalla provincia americana o dall’Asia.

 



di Michele Slizza Marchisio, avvocato in Italia e nello Stato di New York, e' foreign associate presso la sede newyorkese dello studio Greenberg Traurig, LLP

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