OPINIONI |

Spending review, non solo tagli

DIMINUIRE LA SPESA INDISCRIMINATAMENTE SERVIREBBE A POCO, SE QUESTA NON SARÀ RESA PIÙ EFFICIENTE DA UNA REVISIONE DEI MECCANISMI CHE LA GENERANO. INSOMMA: UNA LAW REVIEW

di Ileana Steccolini, Enrico Guarini e Mariafrancesca Sicilia, professore associato presso il Dipartimento di analisi delle politiche e management pubblico alla Bocconi, SDA professor di public management and policy e SDA professor di public management and policy

Dal 2007 è in atto un processo di razionalizzazione della spesa pubblica, noto sotto il nome di spending review. Negli ultimi anni, tale processo ha assunto crescente rilevanza e visibilità, contribuendo al clima di austerity che sembra prevalere oggi in molti paesi europei. 

Nonostante nella prassi internazionale con il termine spending review ci si riferisca ad azioni finalizzate a identificare aree di inefficienza e inefficacia per ridurre gli sprechi e incrementare la qualità dei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche, gli interventi attuati nel contesto italiano sotto il nome di spending review non sembrano sempre aver colpito nel segno.
Ci si può dunque chiedere se una razionalizzazione della spesa serva e a quali condizioni possa funzionare.

Per comprendere se serve, è necessario precisare cosa si intenda per spending review e chiarire quali obiettivi le si attribuiscono. Più precisamente, attribuire alla spending review la finalità di riduzione della spesa è diverso dal riconoscere la necessità di attivare meccanismi per il recupero di produttività della stessa. Nel contesto nazionale spesso la spending review si è tradotta nei cosiddetti “tagli lineari”, con la finalità di ridurre l’incidenza della spesa pubblica.
Ci si può chiedere se questo modus operandi generi valore per la collettività o piuttosto conduca a una riduzione del livello dei servizi erogati. Le evidenze internazionali dimostrano anche che i sistemi economici più competitivi non sono quelli dove la PA costa necessariamente meno, ma dove funziona meglio.
Va dunque riposizionato il ruolo della spending review dandole come obiettivo quello di innescare un recupero di efficacia dell'azione e della spesa. Obiettivo più ambizioso, ma anche con un respiro di medio/lungo termine. In questa prospettiva i risparmi di spesa ottenuti dovrebbero essere destinati, oltre che alla riduzione della pressione fiscale, anche al miglioramento di quelle attività pubbliche generatrici di valore finora condizionate negativamente dai tagli lineari.

Sicuramente è impensabile raggiungere questo obiettivo tramite imposizioni normative o proponendo soluzioni omogenee per enti molti diversi tra di loro. Occorre piuttosto creare gli incentivi e le condizioni perché questo processo avvenga anche tramite sperimentazioni "dal basso", dove esistono le competenze e la conoscenza dei processi di spesa che si vuole migliorare. La creazione di incentivi è essenziale, perché gli interessi in gioco in un processo di spending review sono significativi e il rischio che il processo vada a toccare posizioni di rendita è evidente. In questo senso, è necessario tenere conto che la spending review non è solo una collezione di scelte tecniche, ma ha un’ineliminabile componente di scelta e assunzione di responsabilità da parte degli organi politici nella scelta dei servizi da rafforzare, ridimensionare o abbandonare.

Infine, per essere efficace (e per essere duratura) la spending review deve agire sui meccanismi che generano la spesa e sui processi che la regolano. È necessario pertanto rivedere gli assetti istituzionali e attuare riforme strutturali del sistema pubblico tali da sviluppare la competitività del paese.
In tale prospettiva, la vera revisione di cui necessita il nostro sistema è quella delle leggi, regolamenti, decreti che si susseguono nel regolare l’attività economica ed istituzionale. Si dovrebbe pensare a una law review il cui obiettivo dovrebbe essere sbrogliare la matassa di lacci e lacciuoli che vincolano le imprese, i cittadini e le stesse amministrazioni pubbliche. In breve, bisogna agire per eliminare tutti quegli adempimenti burocratici farraginosi e inutili, così che si possa finalmente iniziare un percorso semplice e concreto di reale cambiamento.
 

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