OPINIONI |

La corruzione come scelta strategica

LE IMPRESE CHE PAGANO TANGENTI LO FANNO DOPO AVERE SOPPESATO COSTI E BENEFICI E PREFERISCONO L'UOVO OGGI RISPETTO ALLA GALLINA DOMANI

di Addis G. Birhanu, Alfonso Gambardella e Giovanni Valentini, rispettivamente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di management e tecnologia, direttore della Scuola di dottorato e associate professor del Dipartimento di management e tecnologia

Addis Birhanu, Alfonso Gambardella, Giovanni Valentini

Secondo una rilevazione di Bbc World service in 26 paesi, la corruzione è il tema più discusso a livello globale, nonché il secondo problema più grave dopo la povertà. E tuttavia abbiamo una conoscenza molto limitata degli antecedenti e delle conseguenze della corruzione. In particolare, sappiamo che la corruzione è un fenomeno pervasivo e che, di solito, le economie corrotte crescono a un ritmo più lento. Ma non è chiaro perché alcune imprese paghino tangenti mentre altre non lo fanno, né quali siano i micro-meccanismi  alla base dell’impatto negativo della corruzione sulla crescita.

Alcuni  dati a livello aziendale raccolti dalla Banca Mondiale, che noi abbiamo analizzato, raccontano una storia semplice. Il pagamento di tangenti è, almeno entro certi limiti, una scelta strategica, che l’impresa compie dopo averne soppesati costi e benefici. Le imprese corruttrici danno un peso maggiore ai vantaggi immediati, a discapito dei risultati di lungo termine:  preferiscono l’uovo oggi alla gallina domani.

Più specificamente, la nostra analisi dimostra che anche in paesi in via di sviluppo, nei quali la corruzione è pervasiva, la tangente è almeno in parte una scelta e non un obbligo o una tassa addizionale. Con il pagamento di una tangente le imprese si assicurano l’accesso alle risorse pubbliche, che a loro volta possono favorire la performance di breve periodo. Tuttavia si rileva anche che le tangenti riducono gli investimenti aziendali in capitale fisso o in altre attività, che avrebbero un effetto positivo sui risultati di lungo termine (un esempio sono gli investimenti in certificazioni di qualità). Per usare un’altra analogia, il fenomeno è simile alla ricerca di lavoro tramite raccomandazioni: il candidato, nell’immediato, troverà più facilmente un impiego, ma investirà meno in formazione e in altre risorse che migliorerebbero le sue competenze e lo sviluppo di carriera di lungo periodo.

Ma perché le imprese che pagano tangenti investono meno? Dalla nostra analisi risulta che il motivo non è la possibile mancanza di liquidità, dal momento che le tangenti utilizzano il denaro che potrebbe essere altrimenti utilizzato per comprare macchinari o attrezzature. E non è neppure vero che le imprese corruttrici siano intrinsecamente meno efficienti e che, dunque, otterrebbero ritorni inferiori dall’investimento in capitale fisso. Inoltre i minori investimenti non sono dovuti alla paura di future estorsioni da parte di politici e amministratori (immaginiamo un’impresa che investa in una regione in cui i burocrati sono disonesti: dal momento che il capitale fisso è difficile da trasferire, essa può ritenere di essere condannata a pagare per sempre se non vuole chiudere, e può perciò decidere di investire meno, per poter scongelare più facilmente il capitale). Avendo empiricamente escluso tali ragioni, concludiamo che le imprese (ovvero i manager e gli imprenditori) che corrompono danno un peso maggiore  ai risultati immediati, a discapito di quelli futuri. Le tangenti costituiscono così un dazio sulla crescita delle imprese e delle regioni.

Sebbene la nostra analisi utilizzi i dati di 13 paesi in via di sviluppo, alcune delle conclusioni possono essere estese anche all’Italia e suggeriscono che per combattere la corruzione non si debbano solo introdurre leggi più severe, ma anche cambiare la cultura manageriale.

 

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