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Questioni di privacy

COME SOTTOLINEA ORESTE POLLICINO, DOCENTE DI DIRITTO DELL’INFORMAZIONE IN BOCCONI, LA TUTELA DEI DATI PERSONALI è UNA DELLE CRITICITà DELLA RETE E LA BUFERA SUI DATI FISCALI EVIDENZIA LA SENSIBILITà AL TEMA

Dimmi chi sei e ti dirò quanto guadagni. La recentissima decisione dell’Agenzia delle entrate di rendere disponibili online i dati fiscali degli italiani ha sollevato un vespaio. E mentre la Procura di Roma indaga su chi abbia dato il via alla diffusione e se sia ravvisabile la violazione di una qualche legge, gli animi si dividono tra chi loda l’iniziativa e chi teme per la propria privacy.

“La legge, con l'articolo 69 del Dpr numero 600 del 1973, prevede, ai fini della consultazione deglielenchi dei contribuenti, il loro deposito per la durata di un anno sia presso l'ufficio dell'amministrazione finanziaria, sia presso i comuni interessati. Vi è la possibilità per un singolo di richiedere al Comune informazioni circa la situazione fiscale di un’altra persona, ma al momento della richiesta il singolo deve poter essere identificato”, spiega Oreste Pollicino, docente di diritto dell’informazione e comunicazione alla Bocconi. “Questa normativa, non si pone specificatamente in contrasto con quella sulla privacy, condensata nel codice del 2003 e che riguarda i dati sensibili”.

La divulgazione in rete secondo le modalità dei giorni scorsi, secondo Pollicino, non sarebbe tuttavia in linea con la norma: “In questo caso, infatti, la pubblicità dei dati è stata fatta non dietro richiesta e consente a chiunque di accedere ai dati in forma anonima ed indiscriminata per un periodo di tempo illimitato. Il possibile conflitto con la normativa sulla privacy non risiede dunque nell’an della pubblicità dei dati fiscali ma nel quomodo del trattamento dei dati stessi”. Esistendo su carta ed essendo già accessibili, il problema dei dati fiscali risiede perciò nella modalità di trasmissione, motivo che ha spinto il garante della privacy a bloccarne la disponibilità online, giudicata non consona.

Affaire a parte, che l’utilizzo dei dati personali in rete sia argomento sensibile è dimostrato anche dai risultati della recente indagine fatta dall’Eurobarometro, secondo la quale il 64% dei cittadini europei sono preoccupati per la questione e ritengono che il proprio grado di consapevolezza in merito, e le informazioni disponibili, lascino ancora a desiderare. E se la grande maggioranza degli intervistati è d’accordo sul fatto che certe informazioni personali possano essere controllate per fini di sicurezza (es: quelle che riguardano i voli passeggeri), in Italia “il decreto Pisanu del 2005 ha già dato un giro di vite al trattamento dei dati internet, congelando fino al dicembre 2008 il tempo di detenzione dei dati da parte della pubblica sicurezza per ragioni collegate alla protezione da atti terroristici. Tempo di detenzione massimo che fino ad allora era stabilito in un massimo di 6 mesi dalla normativa sulla privacy del 2003”.

Ma la gestione della privacy, nel nostro come in altri paesi, è solo uno delle tanti aspetti critici quando si parla di rete globale. C’è poi la giurisdizione, particolarmente complicata in un ambiente senza confini fisici, se si escludono quelli di residenza dei server, e la differenza di legislazioni tra gli stati. Ed è qui che si gioca la partita tra Europa e Stati Uniti: “Il problema è globale e un’eventuale regolazione deve essere globale”, spiega il giurista della Bocconi. “Una legislazione a livello europeo non basta e l’Europa da sola può fare ben poco. Può solo spingere affinché le Nazioni Unite accolgano ciò che è stato proposto recentemente all’Internet global forum di Tunisi, ovvero una sorta di Bill of rights della rete. Gli Usa hanno però bocciato la richiesta”. Perché? “Perché detengono la maggior parte dei master root, ovvero delle vie di comunicazione attraverso le quali il nome di un dominio può essere attribuito a un sito internet”. All’eterna diatriba teorica sull’opportunità di mettere o meno paletti alla libertà del web, si aggiungono i motivi commerciali. Certo è, in ogni caso, che le varie legislazioni faticano a stare al passo di un mezzo che si evolve tanto rapidamente. “Il problema è il bilanciamento degli interessi e la difficoltà è continuare a tutelare i vecchi diritti attraverso i nuovi mezzi di espressione”.



di Andrea Celauro

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